Valle Caudina: il Vangelo domenicale
IV domenica di avvento: la tua storia in un sogno. Il protagonista di questa IV ed ultima domenica di avvento è il giovane Giuseppe della illustre discendenza del re Davide, terzo dei sei figli di Giacobbe, visse per lo più a Nazareth dove svolgeva il lavoro di carpentiere-falegname. Senza ombra di dubbio una delle sue più grandi gioie fu l’aver incontrato ed essersi innamorato della giovane Vergine Maria. Giuseppe era un giovane di temperamento mite e non lascivo, dal carattere umile ma mai flaccido, dallo spirito semplice e non semplicione, dall’animo religioso e di profonda fede…in altre parole era un “uomo” ed un “uomo giusto”. La sua giustizia più che pura ideologia o semplicistica retorica da discorso pro-forma era una giustizia pragmatica, pratica, intimamente legata al suo vivere quotidiano. “Farsi giustizia” per san Giuseppe significava avere nel cuore il timore dell’offesa e la paura di recare un danno o un dolore a chi gli stava accanto, ancor più a chi amava. Giuseppe, infatti, era giovane dall’amore solido e sicuro, passionale e capace di sacrificio. Questo ci fa comprendere il perché aveva con dolore meditato di ” rimandare alla casa paterna” la sua promessa sposa che in grembo porta il frutto della promessa di Dio, evitandole così la pubblica lapidazione. Giuseppe amava Maria come ogni giovane ama la sua ” innamorata”, sognava di Maria, sognava con Maria un futuro da giovani sposi, una vita tranquilla scandita da vagiti di neonati e gocce di duro lavoro ma…Dio aveva sognato per lui qualcosa di grande, “Giuseppe” significa ” Dio aggiunga”. Ai suoi sogni il giovane san Giuseppe doveva aggiungere il sogno di Dio su di lui, essere la guida terrena, lo sguardo premuroso e lungimirante, il braccio forte e protettore della giovane vita di Gesù, l’Emmanuele, il Dio tra e con noi. C’è un sogno di Dio per e su ciascuno di noi. Nella veglia ci si difende, censurando ciò che non si vuole, nel sonno invece esce tutto in libertà. Gli uomini agiscono sempre in base a ciò che hanno dentro. Il cristiano, che ha il cuore puro, ha i sogni stessi di Dio. Il pericolo è dar credito a sogni che sono semplici bisogni. E se la prima parola dell’uomo a Dio è stata:” ho avuto paura”, la prima parola di Dio all’uomo è:” non temere”. La paura, principio di ogni fuga, è il contrario della fede. Auguro a tutti di fare la stessa esperienza di san Giuseppe… scoprire la propria storia nella preghiera affinché il Natale sia un risveglio ma sopratutto una rinascita nella gioia di Gesù. Auguri perché il Natale è ormai alle porte.
Don Lorenzo Varrecchia