Valle Caudina: la ” crianza ” del due novembre
Oggi è la giornata dedicata ai defunti
Valle Caudina: la ” crianza ” del due novembre. “Ogn’anno, il due novembre, c’è l’usanza per i defunti andare al Cimitero. Ognuno ll’adda fa’ chesta crianza; ognuno adda tené chistu penziero”.
Recitano così i primi versi de “’A livella”, del principe Antonio De Curtis, in arte Totò, una delle poesie più belle e significative legate alla morte, un tema molto sentito in tutto il Sud Italia, anche nella nostra Valle Caudina, dove i defunti continuano a vivere nelle attenzioni e nei rituali.
La crianza per i defunti
Queste attenzioni, questi rituali, che anche oggi riempiono i cimiteri, Il principe le definisce, “crianza”, che la gente pratica in loro onore.
“Crianza” è parola che sta diventando desueta, ma continua ad aveva suoni e significati bellissimi,. E’ una parola che va scomparendo, eppure racchiude in un solo vocabolo tutte le modalità che deve seguire una persona per essere bene educata.
” Crianza” è portare fiori e luci sulle tombe per rinsaldare un contatto, mai finito, con le persone che ci hanno lasciato.
Un legame che prescinde l’avere o meno fede. Anche chi si considera ateo non può esimersi di rendere una visita ai propri casi al cimitero, spesso soprattutto in questa giornata a loro dedicata.
Il legame tra il mondo terreno e quello ultraterreno ha, in realtà, origini molto antiche ed è riconducibile, per certi versi, alla tradizione celtica dello Samhain , dal termine gaelico “samhuinn” che significa “fine dell’estate” (summer’s end) – un rituale propiziatorio che si celebrava il 31 ottobre per esorcizzare l’arrivo dell’inverno e rendere gli dei benevoli nei confronti della comunità.
La morte era il tema principale dello Samhain, in sintonia con il ciclo della natura e con l’arresto momentaneo che la vita subiva nel corso dell’inverno.
Inoltre, sempre il 31 ottobre, si riteneva che gli spiriti dei morti, che abitavano il Tir nan Oge – una sorta di paradiso cristiano – potessero tornare sulla terra e vagare indisturbati nell’arco di una breve dimensione temporale in cui il loro mondo e quello dei vivi potevano entrare in contatto.
In Campania, nei giorni dedicati al culto dei morti, sopravvive la convinzione che, nella notte tra il 1 e il 2 novembre le anime dei defunti possano ricongiungersi ai propri cari e tornare nei luoghi in cui hanno vissuto.
Chi ha una certa età ed ha avuto la fortuna di poter aver vissuto con nonni nati nei primi veni anni del novecento, ricorderà che queste persone anziane si preparavano ad accogliere la processione dei defunti.
Preparavano un desco vero e proprio per far sì che le anime si potessero rifocillare prima di tornare nel loro mondo e avere così la loro benevolenza.
Per questo motivo si lascia sulla tavola della cucina un bicchiere di vino, acqua, pane, un pezzo di baccalà e altri piccoli omaggi che i vivi preparano alle anime itineranti per il loro viaggio.
Ci piace pensare che in qualche casa della Valle Caudina si faccia ancora così. Si prepari un desco per accogliere il passaggio dei nostri defunti. Come ci piace sperare che non finisca tutto davvero con la morte e che ci possa essere un altrove dove vengano consolate tutte le sofferenze umane. alle