Valle Caudina, la fine della civiltà contadina
Forse neanche ci rendiamo conto di quanto sia cambiato il nostro dna e come si trasformino le nostre caratteristiche. Solo qualche anno fa, vedere un serpente era un fatto normale per chi andava in montagna o in campagna a guadagnarsi il pane con il sudore della fronte.
Intendiamoci, non è che non fosse pericoloso, ma mai una nostra mamma o una nostra nonna, avrebbe chiamato aiuto. Se la sapevano vedere da sole, sapevano come cercare di non spaventare quei rettili, che solo se percepiscono il pericolo, tentano di assalire. Non solo, sapevano anche distinguere una innocua biscia da una pericolosa vipera.
Le donne, allora, vivevano più tempo tra i freddi monti e le assolate campagne, che nelle mura di casa. La notizia che, invece, ieri abbiamo riportato sul nostro portale è che alcune ragazze, giustamente, spaventate per aver visto un serpente sul cofano della loro auto, hanno chiamato i vigili del fuoco ed hanno fatto benissimo. Con i serpenti non si scherza, soprattutto perché le nostre terre ospitano tante vipere, il cui morso può essere fatale. Ma, quella richiesta di aiuto, probabilmente, dà il senso di quanto siamo diventati inurbati, nonostante, viviamo tra il verde, circondati dai monti. Abbiamo perso il contatto quotidiano con la terra e con tutti i suoi abitanti. Altro esempio? E’ quasi terminato il periodo dei viaggi di istruzione per le scuole. Ebbene, i bimbi delle elementari, soprattutto delle prime classi, vengono condotti, in modo meritorio, presso le cosiddette fattorie didattiche, dove, tra le altre cose, possono fare la conoscenza degli animali da cortile, come galline e conigli, e vedere i prodotti degli orti. Ebbene solo pochissimi anni fa, tutte le nostre case erano piccole fattorie didattiche. Difficilmente, le famiglie non avevano animali da cortile, qualcuna aveva anche la mucca o la capra per il latte fresco, e l’orticello non poteva assolutamente mancare. Poi, le case sono diventate ville; gli orti prati all’inglese; le galline sono state soppiantate da animali di razza, qualcuno anche esotico e le stalle dépendance di lusso.
La notizia che abbiamo dato ieri, mi ha riportato con la mente a Pier Paolo Pasolini e al suo articolo sulle lucciole. Sono andato a rileggerlo, è datato primo febbraio 1975, nove mesi prima che fu assassinato. In quell’articolo c’è tutto, eppure Pasolini non poteva sapere del terremoto del 1980, che avrebbe sconvolto ancora di più le nostre comunità. E quella chiamata ai vigili del fuoco, probabilmente, sancisce davvero la fine di un mondo e di una civiltà, quella contadina. Cosa siamo diventanti, questo è arduo da capire.
Peppino Vaccariello