Valle Caudina, la storia di Antonio: la mia vita rovinata dalle macchinette
Lo chiameremo Antonio: non vogliamo rivelare il suo nome anche se ci ha autorizzato a farlo. E’ la sola cosa non vera di questa storia che abbiamo deciso di scrivere perché molti fanno finta di non sapere pur vedendo ogni giorno.
Antonio ha 53 anni, un lavoro da operaio saltuario, un figlio di 12 anni e una moglie operaia stagionale nelle serre del casertano.
La sua è una situazione comune a tanti, troppi anche in Valle Caudina.
Vive a Cervinara e, fino a tre anni fa, conduceva una esistenza normale con tutte le difficoltà che si hanno nel mantenere una famiglia in una terra difficile come quella caudina.
“Tutte le mattine vado al bar a prendere il caffè prima di cominciare la giornata – ci spiega seduti ad un tavolino mentre beviamo un crodino in un locale al centro del paese. Una qualsiasi di quelle mattine non dovevo andare a lavorare: il capo non mi aveva chiamato e quindi ero libero. Sai, io lavoro a giornate: se mi chiamano ho i soldi, altrimenti nulla”.
Abbassa la testa e continua: “Noto nel bar questa macchinetta che fa tante luci e tanti colori. Non c’era nessuno con cui parlare, allora chiedo al proprietario di che si tratta. Mi risponde che è un nuovo gioco, un video poker e costa 50 centesimi la partita. Decido di provare, tanto non ho nulla da fare”.
L’inferno di Antonio inizia per noia e il prezzo da pagare, all’inizio, è solo di 50 centesimi.
Da quel momento, la vita dell’uomo viene stravolta. Passa, infatti, l’intera mattinata a macinare soldi in quello strumento diabolico. “Ad ora di pranzo – ricorda – arriva la telefonata di mia moglie chiedendomi che fine avessi fatto. Solo allora mi sono reso conto di aver perso 50 euro”. Il valore di una giornata di lavoro.
Cosa è successo dopo, gli chiedo. “Che vuoi che succeda? Ti prende la frenesia di recuperare, l’ansia di andare avanti e di vincere”, risponde sconsolato.
Ma lo sai che è un gioco nel quale non potrai mai vincere, senza contare che molte di quelle “cose” sono truccate? “Sì, certo che lo so – risponde arrabbiato – ma quando ci sei dentro con la testa non riesci a farne a meno”.
Da tre anni Antonio è vittima della “ludopatia” e in quei giochi ha sperperato oltre 10 mila euro. Ha fatto debiti, la moglie lo ha messo alla porta varie volte, non lavora più come prima. “Sono come un alcolizzato – sottolinea: so che ciò che faccio mi uccide ma non riesco a farne a meno”.
Gli amici lo evitano, a molti deve anche dei soldi.
Perché ti sei deciso a parlare con me, gli chiedo? “Perché devono sapere che quelle macchinette non sono innocenti e che nessuno ha la forza di uscirne da solo. Voi che potete, allora, evitate di distruggere la vostra vita”.
La ludopatia in Valle Caudina sta mietendo tante vittime. Ma tutti fanno finta che il problema non esista. Quanti ne vediamo negli angoli bui del bar a buttare la vita in una slot machine? Quante famiglie rovinate per un “gioco di Stato” grazie al quale il Governo batte cassa sulle spalle dei più poveri?
Angelo Vaccariello
@angelismi