Valle Caudina: la terra che ha smesso di sognare

Stiamo perdendo almeno due generazioni in un assordante silenzio

Redazione
Valle Caudina: la terra che ha smesso di sognare

Valle Caudina: la terra che ha smesso di sognare. Agosto non è ancora finito ma tanti bagagli sono stati già preparati e si riparte. Si torna dove c’è lavoro, dove è ancora possibile disegnare prospettive di vita decenti. Giovani e meno giovani hanno imparato sulla loro pelle che non possono chiedere nulla ai loro paesi.

Le case sempre più vuote

Magari torneranno a Natale, forse riusciranno a fare un salto per la festività di Ogni Santi, altrimenti toccherà attendere agosto. Certo, le distanze si sono accorciate ma hanno sempre meno tempo libero.  Così, già sanno, che  saranno periodi sempre più brevi ed, intanto, le case sono sempre più vuote, la Valle Caudina continua a perdere abitanti e all’orizzonte non si scorge nulla di buono.

Il caldo asfissiante e la frenesia dell’estate, quella necessità di dover sembrare felici a tutti i costi e di divertirci sempre, ci hanno stordito. Ma ora si torna alla realtà, alla vita, quella vera che è dolorosa come il mal di testa che ti viene il mattino dopo una sbronza.

Settembre sta arrivando e l’arrivo dell’autunno ci risveglia, bruscamente, da quel sogno che la Valle Caudina possa avere un futuro nello sviluppo turistico del territorio. L’ultimo sogno rimasto, l’ultima utopia a cui aggrapparci.

Le parole di Alfredo

Per come stanno le cose ogni genitore giudizioso delle nostre comunità dovrebbe fare proprie le parole che Alfredo, il proiezionista  di Nuovo Cinema Paradiso, rivolge al giovane Totò che vuole bene forse anche più di un figlio e che sta per partire per Roma: ” Non tornare più, non ci pensare mai a noi, non ti voltare, non scrivere. Non ti fare fottere dalla nostalgia, dimenticaci tutti. Se non resisti e torni indietro, non venirmi a trovare, non ti faccio entrare a casa mia”.

Il film è del 1988 ed, in buona parte, ambientato in un paese siciliano della seconda metà degli anni cinquanta del secolo scorso. Un paese povero come i nostri che hanno dovuto salutare per sempre tanti ragazzi come Totò che sono ripartiti e ma più tornati.

La maledetta storia che si ripete

Sembra una maledettissima storia che si ripete all’infinito. Anche noi ci dobbiamo augurare che questi ragazzi, nati dalla metà degli anni novanta in poi, non si lascino, scusate l’espressione, ” fottere” dalla nostalgia e dalla malinconia ?

La terra che non sogna più

Mille sacrifici per farli studiare, per farli laureare ed ora ? Ed ora le valigie ed i trolley vengono chiusi per tornare alla vita reale, al lavoro, al mutuo e alle bollette da pagare, ad una vita da costruire. Una vita lontano da qui dove magari si tornerà a Natale o il prossimo agosto per abbracciare i propri cari.

Magari il paese lo idealizzeranno, lo sogneranno, lo sogneranno come poteva essere e non sarà mai. Almeno loro sognano ancora, qui non lo si fa più. Questa terra è sempre più dolente, ltigiosa, divisa in mille fazioni, in minuscoli microcosmi che hanno l’arroganza di pensare di essere al centro del mondo.

Le case si svuotano in un silenzio assordante e noi ci accapigliamo per beghe da cortile.  Vomitiamo accusse, seminiamo zizzania sulle piazze virtuali e restiamo fermi ed immobili, nulla ci scalfisce. Questa terra ha smesso di sognare, gli ultimi sogni sono chiusi in valigie che partono per non tornare più.

Peppino Vaccariello