Valle Caudina: L’Addolorata Mistica, Regina di Cervinara

Redazione
Valle Caudina: L’Addolorata Mistica, Regina di Cervinara

Oggi si celebra la memoria della Beata Vergine Addolorata regina e compatrona di Cervinara. Su questa data liturgica e sul Venerdi di passione rimandiamo al nostro articolo pubblicato prima della scorsa Pasqua.
Nel 1906 l’eruzione del Vesuvio e la conseguente pioggia di ceneri vulcaniche fecero oscurare anche il cielo di Cervinara, il popolo impaurito e disorientato, portò in processione il simulacro della Madonna Addolorata venerata nella chiesa badiale di Ferrari insieme alle immagini di altri santi, invocando aiuto e protezione. Giunti sul ponte di Ferrari, il “cielo si aprì a finestra”, ci fù una schiarita e la pioggia di cenere cessò, portando sollievo e stupore . Il popolo fedele, in segno di affetto filiale e ringraziamento per il pericolo scampato, eresse l’edicola alla Vergine Addolorata così com’era rappresentata nell’antica immagine dell’Abbazia ora Santuario diocesano. La suggestiva edicola sorse sul luogo dove si sarebbe manifestato il prodigio e rappresentava la Madonna nella sua originaria iconografia su una lamiera. Nel 1977 fu sostituita con le attuali maioliche, commissionate alla nota ditta “Ceramiche Bucciarelli” di Cava Dè Tirreni (SA), da una signora del luogo. Il maestro ceramista N. Antonelli, con arte e competenza, seppe riportare su maiolica fedelmente l’iconografia della statua che da tempo immemorabile era senza il velo sul capo ma con la sua maestosa corona in più qui troviamo come sfondo il paesaggio collinare che abbraccia la parte esterna dell’abside dell’abbazia/santuario. Nel XX anniversario dell’elevazione della locale Abbazia a Santuario diocesano dedicato alla B.V. Addolorata, il popolo devoto ne ha curato il restauro. L’edicola è stata arricchita con nuove decorazioni e simboli di chiaro significato tradizionale, teologico, cristiano e mariano, dagli angeli che coronano l’immagine dell’Addolorata, al globo terrestre con la Croce posti sulla sommità, per indicare la redenzione del mondo avvenuta per mezzo della Croce di Cristo ai cui piedi stette Maria dolente cooperatrice alla Salvezza e all’evento del Regno di Dio. Restauro molto apprezzato dalla comunità e motivo di gioia per i passanti. Perché Celebrare una donna vestita di nero, una regina a lutto? Semplicemente perché essa raccoglie la palma del martirio del Figlio Crocefisso nel cuore ed è preludio alla sua Resurrezione e alla Resurrezione di molti. Il nero dell’abito di Maria, sapientemente ricamato in oro dalle donne cervinaresi e dai maestri napoletani, altro non è che la metafora della condivisione dei dolori e del non senso di ogni sofferenza attuale. L’oro ne indica la sempre presente regalità ma anche la luce della grazia che entra nelle ferite di ciascun credente nel figlio suo. La Vergine nella iconografia tradizionale cervinarese sembra una crocefissa mistica in maniera incruenta e in atteggiamento orante. Si notino infatti le braccia allargate a forma di croce, quasi a pregare, esprimere sconcerto o più semplicemente a protrarsi verso il Figlio e i Figli sofferenti. Il velo dapprima posto sulle scapole rimanda alla iconografia napoletana, spirituale e storica che vede nella scapola il segno di appartenenza dell’ancella al suo padrone. Infatti anche l’ordine dei servi di Maria utilizza lo scapolare per onorare la loro patrona e Padrona benevola l’Addolorata che non restringe le nostre libertà ma le educa al Vangelo del Figlio. Il volto originario della Perdolente di Ferrari è davvero pro-vocatorio, cioè chiama ad un movimento interiore del cuore. Esso può rapire, turbare o dare addirittura fastidio perché è contratto. È proprio il volto di una donna matura e allo stesso tempo regale, ritta nella sua dignità. Una donna segnata dal dolore. Un viso sconvolto e allo stesso tempo dignitosamente materno, uno sguardo che mira la croce e i suoi figli sofferenti. Un fazzoletto in mano per indicare che lei non solo asciuga le sue lacrime ma quelle di ogni donna che piange perché offesa ancor oggi nella sua dignità e quelle di ogni sofferente vittima del dolore. È la Madre che terge! È la regina che ha pietà del suo popolo. Cervinara perciò è una città dalle radici devozionali tutt’altro che povere, esse hanno un significato altissimo e pedagogico da riscoprire anche nell’attuale catechesi liturgica.

Tiziano Izzo