Valle Caudina: operazione Tulipano, intercettazioni e pentiti incastrano Pagnozzi

Redazione
Valle Caudina: operazione Tulipano, intercettazioni e pentiti incastrano Pagnozzi
Il Mattino

Telecamere nascoste e soprattutto microfoni, tanti microfoni. Microfoni dappertutto, in casa, nei telefoni che usava e cambiava di continuo, nelle auto e nei locali che frequentava, tra i quali, Il Tulipano. Lo stesso locale che ha dato il nome all’operazione che ha portato in carcere 61 persone, componenti di un’organizzazione criminale di stampo camorristico, al cui vertice c’era Domenico Pagnozzi. Un sodalizio che, secondo i magistrati della Dda,  controllava tutte le attività illecite di Roma sud. Il professore, che nella capitale veniva definito Ice, a causa dei suoi occhi di ghiaccio, aveva ereditato e rafforzata questa  organizzazione da Michele Senese, detto ò pazzo. Non a caso, infatti, Mimì Pagnozzi si trova recluso presso il carcere di Spoleto, in regime di 41 bis, perché condannato all’ergastolo, in primo grado, per l’omicidio di Giuseppe Carlino, avvenuto a Torvaianica, nel settembre del 2000. Per questioni di droga, Carlino aveva ammazzato il fratello di Michele ò pazzo e la vendetta fu consumata dal boss caudino, secondo la sentenza di primo grado. Nel 2007 Senese viene tratto in arresto e, quello che viene indicato come l’ultimo re di Roma, lascia, secondo la Dda, la reggenza alla persona di cui si fida di più e che già lo stava affiancando nel governo di quel regno criminale. Roma Sud, infatti, Michele ‘o pazzo se la è guadagnata grazie all’accordo con i ragazzi della banda della Magliana. Così, Pagnozzi è pronto ad assumere il comando. Non solo, proprio la sua persona può garantire una sorta di pax tra le varie bande della capitale che si fanno guerra da decenni. Il professore, a quanto hanno raccolto gli investigatori, ha solidi rapporti con la camorra campana e si è guadagnato il rispetto delle organizzazioni romane, tra le quali i Casamonica. E, come se non bastasse, ha legami di comparaggio con Antonio Pelle, uno dei capi della Ndrina di San Luca. E, sempre per quanto riguarda la Ndrangheta, che sta effettuando ingenti investimenti nella capitale, ha il rispetto della Ndrina dei Molè, altra famiglia di San Luca. Ed, infatti, dal 2008 al 2012, gli anni della sua reggenza, a Roma non si spara per vicende legate al territorio. Omicidi e ferimenti si continuano a verificare, ma solo per questioni interne alle singole bande. Tutti rispettano i confini e così gli affari lievitano. Ed il professore, sempre secondo le indagini, si prepara a fare un ulteriore salto di qualità. Non a caso, comincia ad avere sempre più rapporti con Massimo Colagrande, esponente della estrema destra romana, vicino a Carminati, al centro dell’operazione Mafia Capitale. E, come dimostrano le tantissime ore di registrazioni, si incontrano proprio al Tulipano, il bar del quartiere Monti, preferito dall’ex presidente Napolitano e dalla sua famiglia. Sembrano due uomini di affari, ma secondo le indagini, gli affari che trattano sono quelli del cosiddetto mondo di sotto, usando la terminologia di Tolkien, tanto caro all’estrema destra. E, Colagrande sta attento a tutto, tanto è vero che non si fida di Ferdinando Silenti, il numero tre del sodalizio, perché parla troppo. Ed, infatti, nelle intercettazioni Silenti parla a ruota libera, raccontando tutto. Oltre alle registrazioni, l’accusa può contare su tre pentiti. A breve, inizieranno gli interrogatori di garanzia ed, intanto, il prossimo 13 marzo, presso il tribunale di Roma si terrà l’udienza di convalida del sequestro dei beni del professore. Ricordiamo, che, tra le altre cose, sono stati posti sotto sequestro, la sua villa schiera a San Martino Valle Caudina e la Premier Energy, società energetica, attiva in tutta Italia.