Valle Caudina: Paese che vai, Pasqua che trovi
La parola Pasqua deriva dall’ebraico pesach che significa passaggio e ricorda l’intervento salvifico di Jahvè nella notte in cui il popolo ebreo uscì dall’Egitto e attraverso il Mar Rosso e il deserto raggiunse la terra promessa. Accanto a questa prima Pasqua, la Bibbia ne ricorda altre tre. Dunque: Pasqua Mosaica-Evento; Pasqua Ebraica-Rito; Pasqua Cristiana-Giovedì santo nel Cenacolo di Gerusalemme; la nostra Pasqua-il Memoriale Eucaristico. Il rito pasquale affonda però le sue radici in una tradizione anteriore a Mosè e che si perde nella notte dei tempi. Antenato della Pasqua biblica era un rito tribale dei pastori nomadi del Medio Oriente all’inizio della primavera, al momento della transumanza, col passaggio dai pascoli invernali a quelli estivi. In questa occasione veniva ucciso un agnello le cui carni venivano poi consumate nel corso di un pasto con cui si riaffermavano i vincoli del clan. Lo ricorda anche D’Annunzio in una poesia I Pastori: «Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare. Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare…». In un anno compreso tra il 1250 e il 1230 a.C. in occasione dell’uscita degli ebrei dall’Egitto, questo rito umano fu elevato a istituzione divina e divenne il memoriale di un decisivo intervento di Dio nella storia del suo popolo. Un rito legato non più al ciclo naturale delle stagioni ma alla storia della salvezza. Dio fa sempre così: si serve di realtà naturali come il pane e il vino nell’Eucaristia, elevandoli a segni di realtà soprannaturali e divine. Il capitolo 12 del Libro dell’Esodo nella Bibbia racconta la prima Pasqua degli ebrei in Egitto. Al tempo di Gesù la celebrazione pasquale comportava due momenti: immolazione della vittima nel tempio di Gerusalemme e cena pasquale che avveniva casa per casa. Il triduo pasquale comprende le celebrazioni del Giovedì, Venerdì e Sabato Santo e costituisce il cuore di tutto l’anno liturgico. Il Mistero Pasquale è un dramma dai 4 atti: Passione e morte di Gesù; Resurrezione; Ascensione al Cielo del Signore; invio dello Spirito Santo a Pentecoste. Il tempo pasquale abbraccia 50 giorni, dalla grande veglia della notte di Pasqua fino alla Pentecoste. Al Sud si celebra soprattutto la Pasqua, al Nord soprattutto pasquetta. Un gran numero di riti e tradizioni celebrano le festività pasquali tra sacro e profano. A Pasqua l’Italia mette in scena oltre tremila rappresentazioni viventi. Tantissimi riti: benedizione delle case, benedizione dei rami d’ulivo nella domenica delle Palme, lavanda dei piedi in Coena Domini il Giovedì santo, visita ai “sepolcri”, processioni del Venerdì santo, come i “misteri” di Procida e di Campobasso con carri allegorici sulla Passione e morte di Gesù; la “processione nera” a Maiori (SA) con i battenti e gli incappucciati per rappresentare il ritrovamento da parte della Madonna del Figlio morto in croce; in Calabria i battenti si flagellano a sangue durante la processione per unirsi simbolicamente a Cristo e a Roma Via Crucis col Papa al Colosseo; il sabato Santo i fuochi in piazza e a mezzanotte le campane divenute mute per la morte di Gesù che suonano nuovamente a festa; a Sulmona il giorno di Pasqua si festeggia con il rito della “Madonna che scappa in piazza” per riabbracciare il Figlio risorto. Oltre al calcio anche la cucina è una passione che accomuna quasi tutti gli italiani. Pasqua in cucina permette un vero e proprio viaggio culinario che attraversa tutto lo Stivale: agnello o capretto in umido, al forno o arrostito alla brace; torta salata con pasta sfoglia, ricotta e spinaci in Liguria; casatiello con pane, salame, pecorino, provolone e pepe nero a Napoli; pasta fresca ovunque, ravioli in Piemonte, lasagne in Emilia, fettuccine al ragù nel Lazio, culurgiones in Sardegna, riso e asparagi in Veneto, riso e carciofi a Venezia, tiella di riso con patate e cozze in Puglia e Basilicata. La colomba di origine veneta viene considera come la figlia del panettone e si è imposta sulla scena dei dolci pasquali, unico altro dolce in grado di competere è la pastiera napoletana, anche se a Napoli ormai la si trova tutto l’anno e ancora le uova di cioccolato con la sorpresa che fanno la gioia soprattutto dei più piccoli.
Pasquale Maria Mainolfi