Valle Caudina, processo per tentato omicidio: condanna e assoluzioni

Il Caudino
Valle Caudina, processo per tentato omicidio: condanna e assoluzioni
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Si è concluso nel pomeriggio di ieri, il primo grado del delicato processo per tentato omicidio che vedeva alla sbarra D.M. G., 31enne di San Martino Valle Caudina (con a carico gravi precedenti penali e già condannato per rapina ed evasione), difeso dall’Avv. Valeria Verrusio del Foro di Avellino, M.G., 37enne di Cervinara difeso dagli avvocati Filomena Girardi e Betty Mainolfi,  e D.M.C., 30enne di San Martino V.C.. difeso dall’avv. Pasquale Meccariello.

La sentenza emessa dal Collegio del Tribunale di Avellino, presieduto dalla Dott.ssa Matarazzo, a latere Dott.ri Calabrese ed Eligiato, ha innanzitutto riqualificato il reato di tentato omicidio aggravato, tesi fortemente sostenuta dagli inquirenti, nel più mite reato di lesioni personali aggravate dall’uso di armi.

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Alla luce della predetta riqualificazione giuridica, D.M.G. ha riportato condanna a soli 5 anni di reclusione per i reati di porto d’armi in luogo pubblico e per due episodi di lesioni personali aggravati dall’uso di armi commesse a distanza di pochi minuti nel limitrofi comuni di San Martino Valle Caudina e Cervinara.

Si tratta di una decisione particolarmente equilibrata considerate le gravissime condotte poste in essere dal giovane sammartinese, imputato di reati particolarmente gravi (porto e detenzione di armi in luogo pubblico e ben due gambizzazioni).

Assolti pure i due coimputati D.M.C. e M.G., finiti loro malgrado a processo unitamente al giovane sammartinese per il solo fatto di aver preso parte, secondo l’ipotesi accusatoria, a condotte collaterali e marginali rispetto alle gravi azioni di sangue contestate al D.M.G..

Come si ricorderà, i fatti risalgono alla sera del 13 ottobre 2018 allorquando, nei comuni di Cervinara e San Martino V. C. , a distanza di pochi minuti, si erano verificati due gravi fatti di sangue, entrambi commessi con una pistola calibro 9.

Le serrate indagini compiute dai militari dell’Arma, soprattutto attraverso l’acquisizione di informazioni e la visione delle immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza del comune di San Martino V. C., consentivano la rapida identificazione dei presunti responsabili.

All’esito dell’interrogatorio di convalida, il Gip del Tribunale di Avellino, in accoglimento delle tesi sostenute dal difensore del D.M.,G., la penalista Valeria Verrusio, aveva disposto la non convalida del fermo di D.M.G., all’epoca unico indagato accusato di tentato omicidio.

Il Gip, infatti, pur riconoscendo la indiscutibile gravità dell’evento delittuoso, tanto da disporne la custodia cautelare in carcere, riqualificava il fatto come lesioni aggravate.

I successivi sviluppi investigativi, in particolare gli esiti della consulenza  balistica voluta dalla Procura della Repubblica di Avellino, avevano permesso di individuare concordanti elementi di reità in ordine al  ben più grave titolo di tentato omicidio nei confronti degli indagati.

La procura avellinese, dunque, chiedeva la emissione a carico del D.M.G., di una nuova misura cautelare in carcere per tentato omicidio. Richiesta che, questa seconda volta, veniva accolta dal Gip avellinese proprio alla luce dei nuovi elementi raccolti dall’accusa.

Anche il nuovo provvedimento cautelare era stato impugnato dall’avv. Verrusio, questa volta innanzi  al Tribunale dei Riesame di Napoli. Pure in questa seconda occasione, il Tribunale partenopeo, sposando le ulteriori argomentazioni fornite dalla difesa del D.M.G., aveva derubricato il fatto nel reato di lesioni aggravate.

Decisione ulteriormente impugnata dalla Procura Avellinese che, questa volta, veniva accolta con qualificazione del fatto nel reato di tentato omicidio.

Il lungo braccio di ferro tra accusa e difesa, teso ad individuare la corretta qualificazione delle condotte ascritte al D.M.G., pare aver trovato particolare impulso solo in sede dibattimentale, allorquando il consulente balistico nominato della difesa, il Dott. Giuseppe Cristofaro, ricostruendo accuratamente la traiettoria dei colpi esplosi, ha dimostrato la loro incompatibilità con l’ipotesi di tentato omicidio.

Si attendono ora le motivazioni della sentenza di un processo che riserva ancora molti colpi di scena.