Valle Caudina: quando il cibo era sacro e non una moda
Valle Caudina.
A dirlo oggi, non sembra neanche vero. Eppure, c’è stato un tempo in cui si era vegetariani e vegani per necessità. Nel senso che la carne era un vero e proprio lusso che si potevano permettere nei nostri paesi solo piccoli gruppi di famiglie e neanche tutti i giorni.
Il pesce, per noi abitanti dell’entroterra campano che abbiamo i monti nel nostro orizzonte, era qualcosa di cui si era sentito parlare.
Mentre, le famiglie più agiate conoscevano quello che si conservava salato, come il baccalà. La fame mordeva il corpo di persone che sgobbavano anche dodici ore al giorno nei campi.
Poi arrivavano le feste, come la santa Pasqua e ci si poteva permettere, non sempre però, qualche eccesso. Soprattutto era il momento in cui si mangiavano bontà, che durante tutto il resto dell’anno, erano precluse alla maggior parte delle persone. Oggi, per fortuna, non è più così: per noi, grazie ai sacrifici di chi ci ha preceduti, ogni giorno si possono gustare le squisitezze di Natale o Pasqua. In questi giorni vengono riproposte soprattutto per la tradizione a cui noi tutti siamo legati. Addirittura l’eccesso di cibo sta procurando delle patologie sempre più preoccupanti nel nostro opulento Occidente.
Abbiamo alimenti in abbondanza, sempre più spesso, possiamo gustare frutti e prodotti fuori stagione, addirittura abbiamo fatto della cucina stellata un vero e proprio show business. Ma manca qualcosa, manca la sacralità del cibo. Sarebbe giusto ricordare che le nostre nonne ed anche le nostre mamme se dovevano gettare via anche una sola mollica di pane, la baciavano e si facevano il segno della croce. Non solo, prima che infornavano il pane facevano con le loro mani sante, una piccola croce sulla pasta della pagnotta e non si mangiava, se prima a tavola non si ringraziava il Signore. Avevano conosciuto la fame e sapevano cosa volesse dire poter dar da mangiare ai loro figli. Un poco di memoria, in questi giorni, non guasterebbe proprio perchè non lontano da noi mangiare un tozzo di pane vuol dire poter sopravvivere. E bisognerebbe farlo proprio nel giorno di Pasqua perchè il Signore offre il suo corpo ed il suo sangue per noi, per la nostra salvezza, per donarci la vita eterna.
Peppino Vaccariello