Valle Caudina, riconversione per l’hotel Taburno
Il progetto di riconversione del rudere di quello che una volta era l’hotel Taburno rischia di abortire prima ancora che parta.
La struttura, costruita verso la metà degli anni ’50, doveva essere nelle intenzioni di quanti si adoperarono per farne passare il progetto, il finanziamento e la realizzazione, il primo insediamento di una stazione di soggiorno e di villeggiatura.
A giustificare l’ambizioso disegno c’era –e c’è- un vasto territorio che dai picchi del monte Taburno e Camposauro si protende sulle splendide valli caudina, telesina e vitulanese, offrendo motivi di richiamo non solo per la vegetazione ricca di faggi pini ed abeti, ma anche per le opere d’arte che custodisce. L’hotel, però, non riuscì mai a decollare e, latitando turisti e villeggianti, per sopravvivere ricorse all’offerta di ricevimenti di nozze che a quei tempi, però, non erano ancora di moda e perciò non ebbero il successo sperato.Così, vivacchiò per qualche anno avviandosi, tra lunghe chiusure e brevi riaperture, ad un mesto abbandono. Alla sorte dell’hotel non giovò neppure l’avvento della Comunità Montana dalla quale non arrivarono mai segnali di recupero. Chiuso per anni, allo stato è ridotto ad uno scheletro che sta in piedi per miracolo. La prospettiva di un abbandono definitivo cambiò con l’elezione a presidente della Comunità Montana di Libero Maria Sarchioto, che riuscì a spuntare dalla regione i soldi per riprendere la struttura. I tempi, però, erano cambiati e il capitolo di risorse destinato a servizi alberghieri è stato cancellato. Così, dell’hotel, se si voleva beneficiare di contributi, doveva essere cambiata la destinazione d’uso ed essere trasformato in centro polifunzionale per attività sociali e valorizzazione del territorio. Il presidente Sarchioto optò per questa soluzione e presentò il progetto di riconversione alla regione Campania che finanziò l’opera con tre milioni di euro. Carmine Montella, subentrato recentemente a Sarchioto alla presidenza della comunità fece proprio il progetto di riconversione, ritenendo che il centro polifunzionale aprisse al territorio notevoli prospettive di sviluppo che non potevano essere fatte cadere. Contro il progetto, però, si sono schierati proprietari e conduttori di centri di ristorazione agrituristica che si ritengono danneggiati dal centro e propendono perciò per la struttura alberghiera dalla quale sperano di ricavare utili superiore a quelli che potrebbero derivare dal centro polifunzionale. A rinfocolare la polemica ci si son messi poi gruppi e partiti di opposizione all’esecutivo Montella ed ora soffiano sul fuoco dello scontento per guadagnare qualche voto in campagna elettorale. Il progetto di riconversione, però, del vecchio hotel è destinato ad essere messo in esecuzione, essendo difficile, se non proprio impossibile, che qualcuno possa assumersi la responsabilità di rinunciare all’investimento di tre milioni di euro che, in tempi di crisi sono una manna per il Taburno e le valli che vi gravitano intorno. (Immagine da web)
Alma