Valle Caudina: ridotta in appello la pena a Marino Gerardo

La pena è stata notevolmente ridotta dalla sesta sezione della Corte di Appello di Napoli

Redazione
Valle Caudina: ridotta  in appello la pena a Marino Gerardo
Valle Caudina: ridotta  in appello la pena a Marino Gerardo. La sesta sezione della Corte di Appello di Napoli, all’esito della propria camera di consiglio, accogliendo le argomentazioni difensive prospettate analiticamente dagli avvocati Giovanni ADAMO Giuseppe MILAZZO ha rideterminato la pena finale in anni 4 di reclusione ed euro 12.000 di multa a carico di Marino Gerardo.
Il procedimento penale era scaturito dall’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Napoli, per i reati di usura ed estorsione aggravati dal metodo mafioso, con ulteriore aggravante della recidiva specifica e reiterata
Secondo l’impostazione accusatoria i reati erano stati commessi per agevolare il sodalizio camorristico operante nella Valle Caudina, denominato CLAN PAGNOZZI. Già dopo l’interrogatorio di garanzia, la difesa del Marino riuscì ad ottenere l’attenuazione della misura cautelare, con la concessione gli arresti domiciliari.
L’ordinanza cautelare fu impugnata innanzi al Tribunale del Riesame che, condividendo le numerose questioni difensive prospettate, escluse l’aggravante mafiosa, ritenendo che i reati contestati potessero essere definiti delitti comuni e non di criminalità organizzata.
L’imputato fu giudicato con le forme giudizio abbreviato, il rappresentante della Procura della Repubblica Distrettuale formulò richiesta di condanna ad anni 8 e mesi 6 di reclusione e 20.000 euro di multa.
Dopo le arringhe del collegio difensivo, il giudice dell’udienza preliminare, accogliendo parzialmente le argomentazioni enunciate, sempre dagli avvocati Giovanni ADAMO e Giuseppe MILAZZO condannò l’imputato alla pena finale di anni 6 e mesi 8 di reclusione.
La sentenza di primo grado fu immediatamente impugnata tenuto conto che, le motivazioni del giudice delle prime cure, non convincevano i difensori soprattutto per il trattamento sanzionatorio irrogato alla luce della reale e materiale condotta posta in essere dall’imputato.
La Corte di Appello di Napoli, ritenendo fondate alcune eccezioni in materia di calcolo della pena finale ha sensibilmente ridotto la pena finale inflitta, partendo quasi dal minimo edittale, concedendo le attenuanti generiche con giudizio di equivalenza sulle conteste aggravanti, atteso che le stesse con potevano essere concesse con giudizio di prevalenza alla luce dei numerosi precedenti penali specifici di cui era gravato l’imputato.
Inoltre, è stato concesso anche il beneficio della continuazione tra i delitti di usura ed estorsione, rideterminando, in tal modo, la pena finale di anni 4 di reclusione ed euro 12.000 di multa.
La decisione finale della Corte di appello è stata accolta positivamente dai difensori del Marino, ritenuto che la condanna si è assestata quasi intorno al minimo edittale previsto per tali reati.