Valle Caudina: tentato omicidio a Forchia, le macchie di sangue che inchiodano De Francesco

Redazione
Valle Caudina: tentato omicidio a Forchia, le macchie di sangue che inchiodano De Francesco
Gaetamo Restelli promosso colonnello

Valle Caudina.  Per il tentato omicidio di Forchia ai danni di Maurizio Mansuetini di anni 30, i carabinieri trovano la prova definiva che va a confutare le immagini estrapolate dalle telecamere durante la perquisizione a casa di Cristian De Francesco ad Arienzo.

Nell’armadio della camera da letto di De Francesco, si rinvenivano gli abiti che egli indossava durante l’aggressione nonché l’orologio che egli, indossava al braccio sinistro durante l’aggressione e che gli era caduto al rientro nel piazzale della paninoteca per cui lo aveva raccolto per terra. Una scena che si vede nelle telecamere.

E’ significativa la circostanza che l’orologio presentava una traccia ematica sul gancio della chiusura ed anche la scarpa sinistra da lui indossata presentava delle macchie probabilmente riconducibili a tracce ematiche. In particolare venivano sequestrati: un paio di mocassini in camoscio marca “Clayton” n. 39 con probabili macchie ematiche sulla scarpa sinistra; una camicia bianca taglia “S”; un pantalone in cotone di colore blu scuro taglia n.44, da uomo, una cintura in stoffa del tipo elasticizzata di colore blu con fibbia grigia  della lunghezza di cm 7l; un orologio con cinturino e cassa in acciaio marca “Maserati” con macchia ematica sul gancio della chiusura.

Nel corso delle operazioni arrivava il ragazzo che confermava che i predetti vestiti erano stati da lui indossati la sera precedente. Inoltre egli forniva ai carabinieri precise indicazioni che consentivano di rinvenire l’arma da lui utilizzata per il ferimento di Mansuetini Maurizio.

In particolare accompagnava i militari alla frazione Costa del Comune di Arienzo – via Igli, in una località boschiva dove sotto una pietra calcarea del diametro di circa 30 cm. effettivamente veniva rinvenuto un coltello a serramanico con manico in legno lungo cm. 9,5 e lama della lunghezza di cm.8: il coltello, sottoposto a sequestro, pur sembrando apparentemente pulito, presentava una piccola macchia ematica sulla lama.

La madre di De Francesco Cristian, sentita a sommarie informazioni, riferiva che verso le ore nove di quella mattina del 14 agosto Verlezza Mario si era recato presso la loro abitazione ed aveva prelevato il figlio. I due si erano allontanati fino a quando, nel pomeriggio, nel corso dell’attività di perquisizione, verso le ore 16-16:30, il De Francesco era rientrato.

Le indagini accertavano che l’indagato si recava verso la persona offesa brandendo nella mano sinistra un coltello mentre il Mansuetini si stava allontanando dal luogo ove era ubicata la paninoteca del Verlezza. Subito dopo l’aggressione l’indagato tornava nei pressi del furgoncino del Verlezza tenendo ancora in mano il coltello e insieme a quest’ultimo si adoperava per rimuovere le tracce di sangue presenti sul manto stradale, cercando di coprirle con del terreno. In particolare le immagini del sistema di videosorveglianza riprendono -come riportato nell’annotazione dei carabinieri- chiaramente il De Francesco e il Verlezza mentre prelevano del terreno e lo ripongono sulle macchie di sangue.

La circostanza che il De Francesco, la mattina del 14 agosto, si sia recato in una località boschiva in compagnia del Verlezza suffraga ulteriormente l’ipotesi investigativa atteso che l’indagato ha inizialmente occultato il coltello usato per colpire il Mansuetini sebbene poi abbia condotto la P.G. nel luogo del rinvenimento.

In sede di interrogatorio il De Francesco, pur ammettendo sostanzialmente il fatto, ha cercato di fornire una sorta di “giustificazione” alla sua condotta, ridimensionando il tutto. Invero egli ha dichiarato che Verlezza Mario, avendo notato il giovane poi ferito girovagare con fare sospetto, lo aveva invitato ad andare a controllare. De Francesco aveva portato con sé un coltello che già deteneva per averlo utilizzato per tagliare la carne. A tal proposito lo stesso riferiva di averlo prelevato dall’ufficio della concessionaria dello stesso Verlezza circa mezz’ora prima e di averlo portato con sé esclusivamente al fine di spaventare il giovane. Aggiungeva, comunque, che verosimilmente la parte offesa non aveva avuto modo di vederlo perché lo teneva nella mano sinistra con il braccio disteso lungo il fianco. Dopo aver chiesto al Mansuetini cosa facesse lì intorno, questi pronunciando frasi sconnesse che il De Francesco non comprendeva, lo colpiva con due schiaffi al volto.

L’indagato istintivamente reagiva colpendo con una coltellata il predetto, senza capire dove avesse diretto il colpo. Dichiarava, infatti, di averlo colpito all’altezza del torace solo allo scopo di allontanarlo da sé. Immediatamente dopo rientrava presso la paninoteca mentre il ragazzo colpito si allontanava a piedi, per poi arrivare al distributore in una pozza di sangue.