Valle Rosso Sangue, romanzo di Angelo Vaccariello, la prima venerdì 21 ottobre
Valle Caudina. Un fatto di cronaca, tanto cruento da restare per giorni e giorni sulle prime pagine delle testate nazionali e rimbalzato anche Oltr’Alpe, ha dato il via al secondo romanzo di Angelo Vaccariello, dal titolo Valle Rosso Sangue, edito per i tipi della casa editrice napoletana Graus.
Un fatto lontano nel tempo, gli eventi rievocati sono, infatti, del 1958, ma è rimasto ancora nella memoria di tante persone, tramandato oralmente.
Ed è stata proprio una chiacchierata con il nostro direttore Alfredo Marro a far scattare in Vaccariello, la voglia di rievocare quella storia a quasi sessanta anni di distanza. Dopo mesi di ricerche, trascorse nelle emeroteche e spulciando atti giudiziari, il nostro collega, Angelo è giornalista professionista ed esperto di marketing e comunicazioni, fa riemergere dal passato la figura sinistra di Agostino Izzo e della misteriosa scomparsa della moglie, di suo figlio e della nuora che, al momento della sparizione, avvenuta il 15 gennaio del 1958, da tre mesi aspettava il suo primo figlio.
Si tratta di una storia tutta caudina, la vicenda, infatti, ha come teatro una masseria di Tufara Valle, territorio del comune di Montesarchio, ma Vaccariello non si limita alla ricostruzione puntuale dei fatti. Bastano poche pagine per capire che il cronista, lascia la penna allo scrittore, che scava nelle emozione rende vivi i personaggi, uno ad uno. Li riveste di una umanità tragica, quasi fossero vittime e carnefici predestinati da un fato cinico.
La ricostruzione storica è molto accurata e la si evince dai dettagli che contornano le vite dei protagonisti.
Infine, crea una grande suspense, lasciando il lettore con il fiato sospeso, perché, quella di Agostino Izzo è una vita piena di scheletri nell’armadio. Un umile, un contadino che si trova di fronte alla grande storia e decide di far emergere la sua parte peggiore. Insomma, un noir in piena regola e come tutti i romanzi di questo genere, non poteva mancare la figura dell’investigatore che tenta di dare ordine al caos delle passioni. In questo senso, l’eroe buono indossa la divisa di un maresciallo dei carabinieri, comandante della stazione di Montesarchio, Giuseppe D’Amara. E’ stato veramente lui a seguire le indagini e a dipanare una intricata matassa, raccogliendo testimonianze, indizi e seguendo le sue sensazioni da “sbirro” attento che sa parlare con la gente. A tratti sembra di rivedere un altro maresciallo, Gigi Arnuadi, protagonista dei famosi racconti di Mario Soldati. E chi sa, forse, il maresciallo D’Amara non andrà in pensione in questo romanzo, ma sarà richiamato in servizio in quella che potrebbe diventare una saga creata da Vaccariello.
Antonio Marro