Sul web la bufala corre veloce
Con l’avvento di internet è cambiata quella che un tempo era una professione nobile: il giornalismo. Il proliferare di siti, di pagine sui social network impone ai gestori di cercare la “notizia” che più possa colpire chi si collega al web. Perché? Facile: più visite al sito, significa più possibilità di aumentare gli introiti pubblicitari.
Ecco allora che per aumentare la visibilità del proprio portale ci si inventa notizie di sana pianta. Cerchi sul grano, scie chimiche, terremoti terribili, catastrofi imminenti, complotti globali sono solo alcuni degli argomenti che più incuriosiscono le persone. Senza parlare del sesso. Ecco allora che anche nella Valle Caudina si ricorre al più vecchio e banale degli espedienti: si inventa la notizia. L’ultimo caso è quello di una donna di Cervinara che avrebbe scoperto, navigando in siti piccanti, il marito protagonista di una performance con un’altra donna.
L’articolo ha riscosso enorme successo. Ovvio che ci si trincera dietro la privacy e quindi è normale che non si facciano i nomi dei protagonisti. Non si cita, però, nemmeno il presunto avvocato che difende la signora nella presunta causa di divorzio.
Ogni notizia, insegnano nel mestiere, deve rispondere a cinque requisiti: chi, come, dove, quando e perché. Questo genere di informazioni non risponde a nessuna delle domande precedenti.
Ancora, questo genere di informazioni non è mai firmato. In un mondo anonimo come è internet, il minimo che un giornalista serio possa fare è metterci la faccia. E la faccia per chi scrive è la propria firma.
Angelo Vaccariello