Accadde oggi: il 20 agosto 1911 venne rubata la Gioconda
Uno dei furti più incredibili mai registrati
Accadde oggi: il 20 agosto 1911 venne rubata la Gioconda. Il 22 agosto 1911 due artisti francesi si recarono al Louvre per imparare la tecnica dai maestri pittori venuti prima di loro.
Era una pratica piuttosto in uso in quel periodo, anche gli impressionisti visitavano il museo per le opere degli italiani: ammiravano le opere di Giorgione e di Tiziano e di molti altri, fondamentali per il loro studio della luce e dei colori. Louis Beroud e Frédéric Languillerme quella mattina si trovavano nel Salon Carré e si accorsero che qualcosa mancava: la Gioconda non era al suo posto.
Inizialmente si credette che il quadro fosse stato spostato nello studio fotografico Braun, autorizzato allo spostamento delle opere per fotografarle. Ma l’opera non si trovava nell’atelier. All’interno del museo venne ritrovata la cornice del quadro.
Era la prova definitiva: La Gioconda era stata rubata. Le porte della famosissima galleria parigina vennero sbarrate, i grandi atri evacuati, e il personale venne convocato.
Furono interrogate più di 200 persone, tra manutentori e responsabili della sicurezza, ma nessuno sapeva dove fosse il ritratto di Lisa Gherardini moglie di Francesco del Giocondo.
Il caso portò a numerose speculazioni, e furono incolpati addirittura Picasso e il poeta Apollinaire, che fu anche arrestato e poi rilasciato. I quotidiani internazionali parlavano di quella misteriosa scomparsa, la rivista Illustration avrebbe dato 40mila franchi a chiunque avesse presentato l’opera in redazione, e il Musée du Louvre ne offriva 25mila.
Tutti temevano per quel quadro che, a quell’ora, probabilmente, era già lontanissimo dalla Francia. Ma nel caos totale della città di Parigi scossa dalla notizia, in un appartamento in Rue de l’Hôpital Saint-Louis, un italiano, un certo Vincenzo Peruggia, godeva della più calma tranquillità.
Peruggia era stato al Louvre il giorno prima e conosceva bene il museo. Riuscì ad eludere la sicurezza e a rubare la Monnalisa di Leonardo, uscendo col quadro sotto al braccio avvolto nel suo cappotto nella più totale tranquillità.
Il gesto non era folle, ma piuttosto eroico e patriottico, secondo le sue idee. In un certo senso Vincenzo, con il furto, voleva solo riparare a quello che pensava fosse un torto. In pratica, voleva riportare a casa il dipinto che lui pensava fosse strato sottratto all’Italia da Napoleone Bonaparte.
I suoi intenti erano secondo lui, da premiare, per essersi immolato per la patria e per la sua volontà di riportare a casa qualcosa che ci era stato strappato dalle mani tempo prima.
In realtà La Gioconda non fece mai parte del bottino di Napoleone, ma venne portata in Francia da Leonardo e poi venduta da lui stesso a Francesco I, che era il suo protettore, nel 1517. Ciò che aveva spinto il ladro a compiere quel furto era quindi un falso storico, ma il Peruggia non ne era cosciente.
Il decoratore tenne l’opera con sé per due anni, fino al 1913, quando una mattina, sfogliando un giornale italiano, notò qualcosa che faceva per lui: un antiquario proponeva di comprare oggetti d’arte di qualsiasi tipo.
Pensò bene di vendere l’opera all’antiquario fiorentino, un certo Geri, che alla proposta dell’affare rimase quasi inebetito. Geri allora avvertì il signor Poggi, direttore della Galleria degli Uffizi, e i due nell’incredulità accettarono l’offerta.
Attirarono Peruggia in Italia che nelle lettere si era firmato come Leonard Henri, spacciandosi per pittore francese. I tre si incontrarono a Milano e il Peruggia mostrò loro l’opera.
Quest’ultimo accettò di lasciare l’opera nel deposito degli Uffizi. La sera stessa, senza porre alcuna resistenza, venne arrestato. Il suo furto, come già scritto, aveva degli intenti piuttosto nobili che vennero ripetuti al momento del processo.
L’imputato fu dichiarato infermo mentalmente e la pena fu ridotta all’osso. La Gioconda fece una breve tournée in Italia e poi tornò al suo posto, sotto la teca di vetro, al Museo del Louvre. I
l furto aiutò ad aumentare il mito intorno al quadro con protagonista quella donna dal sorriso sardonico. La rivista Time ha inserito il furto tra i 25 crimini più importanti del XX secolo.