Accadde oggi: il 28 luglio 1974 vengono legalizzate le radio libere

Un momento d grande importanza per questo media nel nostro paese

Redazione
Accadde oggi: il 28 luglio 1974 vengono legalizzate le radio libere

Accadde oggi: il 28 luglio 1974 vengono legalizzate le radio libere. La radiocomunicazione dall’epoca del fascismo era sotto monopolio statale. Ciò significava che chiunque provasse a diffondere notizie o musica, senza essere autorizzato, era a tutti gli effetti un fuorilegge. Il termine “radio libere” fu coniato negli anni ’70 in Italia, per indicare quelle stazioni radiofoniche, private, che utilizzavano la trasmissione non solo per intrattenimento ma anche per scopi politici e, soprattutto, sociali.

Dunque fino a quel momento riuscire a prendersi un posto nell’etere era una vera e propria conquista. I giovani avevano voglia di farsi sentire e svegliare le coscienze e con un giradischi, un microfono ed un mixerino, riuscirono a far prestare orecchio alle loro necessità.

Nel 1974 lo Stato Italiano dette la possibilità ai privati di trasmettere via cavo e nell’ambito locale. Iniziò quindi, in maniera quasi ufficiale, la stagione delle radio libere che fecero da sfondo ad un periodo, alquanto duro, che l’Italia stava affrontando. Il fermento politico e culturale che investì il nostro paese  in quel periodo era grande, l’aria di cambiamento e di stravolgimento, che arrivava ancora dal non tanto lontano 68, portò i giovani di tutto lo stivale a lanciarsi nel mondo della radiofonia. La musica nuova, , le critiche politiche e non, arrivavano tutte da quelle piccole stazioni.

Ormai le frequenze libere avevano assunto una certa importanza e la legislazione italiana, il 28 luglio del 1976, concesse la trasmissione via etere in maniera locale. Oggi, quindi, 44 anni fa, le radio libere venivano legalizzate.  Nacque quindi una vera e propria rete di stazioni, che con mezzi di fortuna, si facevano portatatrici di riforme.

Le radio libere diedero spazio al pubblico, che poteva intervenire durante le trasmissioni; crearono il lavoro della cosidetta “voce”. Vasco Rossi, il cantautore, ad esempio, fu uno speaker di una radio libera, Punto Radio.

Un’altra voce importante fu quella di Peppino Impastato, che denunciò le ingiustizie e i crimini di cosa nostra su Radio Aut. Peppino venne ucciso dalla mafia nel 1978 proprio per le scomode parole che pronunciava al microfono. La canzone La Radio, di Eugenio Finardi scritta nel ’76, divenne il manifesto delle Radio libere, poiché esprimeva a pieno il concetto dietro tutte quelle spartane emittenti radiofoniche: «Amo la radio perché arriva dalla gente/ Entra nelle case e ci parla direttamente/ E se una radio è libera, ma libera veramente/ Mi piace anche di più perché libera la mente».

Quel semplice bisogno di stravolgimento, di riscatto e di libertà della mente porterà poi alla nascita dei social network nell’era moderna. Le radio libere sono la diretta espressione dell’unione di una voglia di comunicare unita all’ingegno del genio italiano. Questo cocktail esplosivo permise di superare le limitazioni tecniche e burocratiche del tempo, segnando per sempre la storia italiana e quella della radio.

Francesco De Lucia