Addio a un’icona del calcio, si è spento Giampiero Boniperti

Redazione
Addio a un’icona del calcio, si è spento Giampiero Boniperti
Addio a un'icona del calcio, si è spento Giampiero Boniperti

Addio a un’icona del calcio, si è spento Giampiero Boniperti. Un nuovo gravissimo lutto ha colpito questa mattina il mondo del calcio e della Juventus in particolare. È morto nella notte a Torino per una insufficienza cardiaca Giampiero Boniperti.

Presidente onorario della Juventus, di cui è stato una bandiera prima come calciatore e poi come dirigente. La notizia è stata data dalla famiglia. Boniperti, che negli ultimi anni si era ritirato a vita privata, avrebbe compiuto 93 anni il prossimo 4 luglio.

Ha passato l’intera carriera in maglia bianconera con cui ha conquistato cinque scudetti tra il 1950 e il 1961 e due Coppe Italia. Con John Charles e Omar Sivori ha formato il cosiddetto Trio Magico, uno degli attacchi più noti e efficaci della storia del nostro campionato.

Con la Nazionale ha collezionato 38 presenze e 8 reti. I funerali si svolgeranno nei prossimi giorni in forma privata per volere della famiglia. Il primo contratto con la Juventus lo firmò il 22 maggio ’46, dentro il sottopassaggio del Comunale che dal prato portava agli spogliatoi.

L’allenatore Felice Borel, dopo essere rimasto ben impressionato in un provino, volle vederlo ancora in un test tra le Riserve e il Fossano. Finì 7-0 e lui segnò 7 gol, gli allungarono la penna appena uscito dal campo.

Cominciò un’epopea fatta di dribbling e virtuosismi, soprattutto di gol: per ognuno, come premio, s’era accordato d’avere una mucca che andava a scegliere personalmente nei poderi degli Agnelli, e i fattori si lamentavano perché portava sempre via quelle gravide.

Giampiero Boniperti cominciò da centravanti, chiuse da centrocampista, vinse cinque scudetti e due coppe Italia. Interpretò con John Charles e Omar Sivori uno dei tridenti più affascinanti di sempre, s’impose come talento internazionale.

Migliore in campo nel Resto del mondo dove fu convocato, unico italiano, per festeggiare i 90 anni della federazione inglese, resistette alle lusinghe di altri grandi club. Lo corteggiò anche il Toro, su suggerimento di Valentino Mazzola

Lui accettò l’invito del presidente Novo per gentilezza però nemmeno ascoltò la proposta: «Sono della Juve, non posso» disse semplicemente. Vestì così la maglia granata una sola, volta, in una partita di beneficenza nel ricordo del Grande TorinoIl resto furono stracittadine feroci eppure corrette

«Se potessi le abolirei, il derby mi consuma: amo troppo la Juve e ho così rispetto per il Toro che non può essere altrimenti». Lasciò il calcio giocato nel 1961, dopo il famoso 9-1 sull’Inter scesa in campo con i ragazzini per protesta

A fine gara, senza preavviso, si sfilò gli scarpini e li consegnò al magazziniere: «Tieni, a me non servono più». Rimase nei quadri dirigenziali e nel ‘71 diventò presidente. Costruì una grandissima Juve e vinse perfino più che da calciatore

Giampiero Boniperti insegnò una disciplina ferrea e puntò con forza sullo stile e sull’immagine del club. Arrivarono nove scudetti, due coppe Italia e i primi trofei internazionali della storia: Coppa dei Campioni, Uefa, Supercoppa Uefa e Coppa delle Coppe.

Proverbiali, come le tribune lasciate a fine primo tempo e i procuratori lasciati fuori dalla porta, le trattative con i calciatori sugli ingaggi. Per respingere le richieste d’aumento, mostrava a volte le foto di modesti avversari con cui era capitato di perdere. Oppure ritagli di giornale che raccontavano prestazioni opache, e così, in un colpo, faceva gli interessi societari e pungolava i suoi ragazzi. Fonte La stampa