Airola: l’ambulanza imprigionata e la catena di ferro
Airola: l’ambulanza imprigionata e la catena di ferro. Quando il rimedio diventa peggiore del male. Da mesi denunciamo la questione relativa al cattivo funzionamento del cancello del Saut di Airola. Una questione che riguarda da vicino tutti gli utenti della Valle Caudina che potrebbero avere bisogno del servizio di 118.
Il ritardo nell’arrivo dell’ambulanza
Il cattivo funzionamento del cancello determina un ritardo oggettivo nell’arrivo dell’ambulanza. Quando tutti sanno l’importanza dei tempi per effettuare un intervento. Basta un minuto di ritardo per salvare o meno una vita umana.
Ebbene, da domenica scorsa il cancello non si apre proprio. Così, nella giornata di ieri, qualcuno lo ha sbloccato e ha provveduto a mettere una catena di ferro con relativo lucchetto.
Questa dovrebbe essere la geniale soluzione. Ma nessuno ha pensato che l’autista dell’ambulanza deve scendere e provvedere ad aprire il lucchetto.
Così il mezzo di soccorso continua a restare fuori dal cancello del Saut. Medico, infermiere e autista , in caso di chiamata, devono raggiungere a piedi l’ambulanza e poi correre sull’intervento.
Sembra qualcosa di veramente surreale e tutto questo avviene perché non si vogliono spendere poche decine di euro per riparare un cancello automatico.
La proposta dell’imprenditore
Dopo il nostro ultimo articolo, un noto imprenditore di Paolisi che conosce l’importanza del servizio, ha contattato la nostra redazione. L’imprenditore vorrebbe riparare a proprie spese il cancello, ma non sappiamo se ciò è possibile o meno.
A questo punto, l’Asl di Benevento, il comune di Airola e la struttura che ospita il Sauti decidano di intervenire una volta per tutte. Se proprio non hanno i fondi per riparare il cancello, ci possono anche contattare e noi forniremo il numero dell’imprenditore.
La cosa certa è che il servizio del 118 deve essere messo in grado di funzionare nel migliore dei modi. Pensiamo che sia uno spettacolo davvero poco edificante vedere medico, infermiere ed autista che raggiungono a piedi l’ambulanza.
Senza contare l’oggettivo ritardo che tutto questo comporta. Ripetiamo e ricordiamo che il fattore tempo risulta determinate per salvare vite umane.