Aiutare le famiglie: intervista con il direttore del tribunale ecclesiastico interdiocesano di Benevento.

Intenso colloquio con Il Caudino da parte di Don Mimmo Napolitano

Redazione
Aiutare le famiglie: intervista con il direttore del tribunale ecclesiastico interdiocesano di Benevento.

Aiutare le famiglie: intervista con il direttore del tribunale ecclesiastico interdiocesano di Benevento.. Don Domenico Angelo Napolitano, don Mimmo come lo chiamano familiarmente tutti quelli che lo conoscono, è un sacerdote figlio delle terre caudine, di Moiano nello specifico. Esperto di diritto canonico, presiede già da alcuni anni il Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano beneventano e di Appello.

È inoltre parroco delle parrocchie di San Tommaso d’Aquino e San Michele Arcangelo di Laiano in Sant’Agata de’ Goti da più di venti anni. Per la diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti, svolge anche l’incarico di direttore dell’ufficio confraternite.

D) Lei è solitamente restio a concedere interviste o rilasciare dichiarazioni pubbliche, come mai?

R) Penso sia necessario informare un pubblico più ampio del perché esiste un tribunale ecclesiastico e della sua necessità anche sul piano sociale. Ciò detto, ritengo che i primi tratti distintivi di un sacerdote siano quelli del riserbo e del parlar facendo.

La presenza di un sacerdote in ogni comunità deve avere l’autorevolezza della credibilità. E la credibilità la si costruisce pazientemente con il dialogo quotidiano tra le persone, non escludendo nessuno. Purtroppo nei tempi recenti si assiste a una allarmante tendenza alla spettacolarizzazione della presenza ecclesiale. Per questo noi sacerdoti non dovremmo mai dimenticare che il sacerdozio e l’apostolato parrocchiale sono un servizio, non una passerella.

D) E per venire al tema dell’intervista, di cosa si occupa nello specifico il Tribunale Ecclesiastico da lei diretto?

R) In estrema sintesi, il diritto canonico dice testualmente che «compete ai fedeli rivendicare e difendere legittimamente i diritti di cui godono nella Chiesa presso il foro ecclesiastico competente a norma del diritto».
La facoltà di giudicare e dirimere le controversie sorte tra battezzati cattolici è parte della potestà di giurisdizione che appartiene in modo proprio agli organi gerarchici capitali: il Papa e i Vescovi, nei rispettivi ambiti.

Tuttavia essa si esercita normalmente in modo vicario attraverso uffici e strutture stabilmente costituite, i tribunali ecclesiastici, secondo ambiti di competenza territoriale o personale.
Il Tribunale diocesano è l’organo di esercizio della potestà giudiziaria, presieduto dal vicario giudiziale, nominato direttamente dal Vescovo. In sostanza dirige l’attività giudiziaria curandone la correttezza e l’efficacia

. Il vicario giudiziale si occupa di cause che riguardano la dichiarazione di nullità matrimoniale, la dispensa circa il matrimonio rato e non consumato e lo scioglimento del matrimonio in favore della fede. Ma è chiamato a dirimere anche alcune controversie inerenti il vincolo della sacra ordinazione ed ha competenza su cause penali, come nel caso di delitti che possono comportare la pena della dimissione dallo stato clericale.

Inoltre svolge un ruolo di presidenza per la composizione di controversie in materia di sostentamento del clero oltre che la competenza per la prima istruttoria nelle cause di beatificazione e di canonizzazione.

D) La prassi con cui viene amministrato il tribunale è rimasta sempre la stessa nel tempo?

R) No, perché il diritto segue sempre dei naturali cambiamenti nel tempo. Recentemente Papa Francesco ha introdotto una forma di processo più breve, da applicarsi nei casi in cui l’accusata nullità del matrimonio è sostenuta da argomenti particolarmente evidenti; tra le circostanze che possono consentire la trattazione della causa di nullità per mezzo del processo più breve sono:

la mancanza di fede che può generare la simulazione del consenso o l’errore che determina la volontà, la brevità della convivenza coniugale, l’aborto procurato per impedire la procreazione, l’ostinata permanenza in una relazione extraconiugale al tempo delle nozze o in un tempo immediatamente successivo, l’occultamento doloso della sterilità o di una grave malattia contagiosa o di figli nati da una precedente relazione o di una carcerazione, la causa del matrimonio del tutto estranea alla vita coniugale o consistente nella gravidanza imprevista della donna, la violenza fisica inferta per estorcere il consenso, la mancanza di uso di ragione comprovata da documenti medici.

D) Esistono diversi gradi di giudizio come per la giustizia civile?

R) Certamente, nonostante la volontà del pontefice di garantire tanto la certezza del diritto che la celerità procedurale richiedendo non più una doppia decisione conforme in favore della nullità del matrimonio da parte del Tribunale maggiore, ma è sufficiente la sola certezza raggiunta dal primo giudice affinché le parti siano ammesse a nuove nozze canoniche. Laddove una delle parti non è pienamente soddisfatta dalla sentenza emanata dal Tribunale di prima istanza, può presentare appello presso la sede metropolitana, ferma la possibilità di appello alla Rota.

D) Per tornare a noi, come è organizzata la giurisdizione del tribunale ecclesiastico che riguarda i nostri territori?

R) Relativamente alle cause di nullità matrimoniale dell’Arcidiocesi di Benevento, così come quelle della diocesi di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de’ Goti, sono soggette alla competenza del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Beneventano e di Appello, nel quale sono chiamato a svolgere il servizio di Vicario Giudiziale.

D) Chi è il Vicario Giudiziale? Cerchiamo di spiegarlo ai lettori.

Il Vicario Giudiziale è un incaricato della Diocesi che forma con il Moderatore un unico Tribunale, coadiuvato ed assistito da altri vicari giudiziali aggiunti e diversi giudici (laici e chierici) che con lui formano un vero e proprio collegio giudicante, sia per decidere i casi di competenza del giudice unico sia formando una giuria presieduta dallo stesso Vicario.

D) Sembra di capire che l’attuale pontefice rivolga una particolare attenzione a questa istituzione.

R) Infatti l’attuale Pontefice offre una profonda riflessione su cui calibrare le modalità di servizio dei diversi ministri del tribunale, il quale deve essere in grado di coniugare la giustizia ecclesiale e la carità cristiana: «Un pastore non può sentirsi soddisfatto solo applicando leggi morali a coloro che vivono in situazioni “irregolari”, come se fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone. È il caso dei cuori chiusi, che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa».

D) E per quanto concerne il beneventano esiste una conseguenza concreta di tali orientamenti generali?

R) L’invito papale, riassunto nell’esortazione apostolica post-sinodale del 2016, nelle nostre terre diocesane, si è tradotta nel consolidamento dell’efficienza del T.E.I.B.A. con sede in Benevento. Al pari nella diocesi di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de’ Goti, dal 28 marzo 2018, è stato inaugurato un ufficio di pastorale giuridica con il compito di ascoltare tutte quelle problematiche o fallimenti matrimoniali che possono turbare la vita personale o di coppia oltre ad accompagnare i coniugi nel percorso di verifica del proprio matrimonio presso il Tribunale Ecclesiastico.

D) Parliamo un po’ di numeri. Quante cause ha trattato da quando lei presiede il Tribunale?

In particolare, come ho già spiegato, mi riferisco ai dati del Tribunale Interdiocesano Beneventano e di Appello che dal mese di gennaio 2023 ad oggi ha deciso con sentenza 101 cause: 71 in prima istanza e 30 in seconda istanza. Di queste cause: in 53 casi si è trattato della esclusione della indissolubilità; in 3 casi della esclusione della prole; in 1 caso della esclusione della fedeltà; in 1 caso della simulazione totale; in 2 casi dell’errore; in 40 casi per difetto di discrezione di giudizio; in 20 casi per incapacità psichica; in 1 caso per timore. Tuttavia preciso che in alcune cause i capi di nullità decisi sono più di uno, spiegando così la divergenza dei dati tra il totale delle cause decise ed i capi di nullità.

D) Da quante persone è composto il Tribunale da lei diretto?

Il Tribunale ecclesiastico beneventano fa capo al moderatore Mons. Felice Accrocca, Arcivescovo Metropolita di Benevento, ed affronta questioni di sua competenza per istruire, studiare e decidere le cause in questione.

Normalmente nel processo canonico troviamo alcune figure come: il giudice, il patrono stabile, il difensore del vincolo, il promotore di giustizia, gli avvocati delle parti ed il notaio. Attualmente il Tribunale è formato dal vicario giudiziale, da 5 giudici, da 2 difensori del vincolo, da 1 patrono stabile, da 1 promotore di giustizia, da 2 notai e da 1 cancelliere.

D) Non eludiamo il problema, vista la stretta pertinenza con il suo ufficio. A suo avviso, oggi, l’istituzione del matrimonio è in crisi?

R)Secondo i recenti dati ISTAT, in Italia ci si sposa sempre meno mentre si divorzia sempre di più accompagnati da fenomeni come l’aumento vertiginoso dei matrimoni celebrati solo mediante rito civile. La stessa età degli sposi è variata rispetto al passato da una media di ventenni si è passata ad una di trentenni.

Naturalmente si avverte con chiarezza una crisi della famiglia che viene vista come fatto soltanto privato e conseguentemente nello scollamento tra famiglia e matrimonio, per cui si ritiene “fare famiglia” senza contrarre matrimonio, inteso come patto esplicito di reciproco riconoscimento tra coniugi e la società. Papa Francesco nel discorso alla Rota Romana del 29.01. 2017, si è soffermato su questo argomento e dopo aver sottolineato che viviamo in una società sempre più secolarizzata, dove i fedeli cattolici fanno fatica a vivere secondo il Vangelo, anche riguardo al matrimonio, auspica che la Chiesa tutta nelle sue diverse articolazioni, difenda l’unità e la fedeltà, beni costitutivi del matrimonio, “valori importanti e necessari nei rapporti interpersonali e sociali”.

Il Santo Padre insiste ancora che tutta la comunità ecclesiale ha il compito di promuovere il matrimonio ed aiutare le famiglie offrendo loro un sostegno spirituale e formativo; si impone, dunque, un’azione pastorale costante e permanente della Chiesa per il bene del matrimonio e della famiglia, con i vari mezzi pastorali come: la lectio divina; la catechesi; l’eucarestia; il colloquio e la direzione spirituale; la partecipazione ai gruppi famiglia e di servizio caritativo, ecc.

D) E la crisi del sacerdozio?

R) Credo che la crisi sacerdotale sia legata intrinsecamente e principalmente alla crisi matrimoniale di cui ho già parlato per sommi capi, in quanto la famiglia oltre che chiesa domestica è la “cellula” fondamentale di ogni vocazione; per cui si assiste al pari del matrimonio ad una distrazione dai veri valori e principi della vita che portano ad una estenuante solitudine senza più saper ascoltare e chiedere aiuto unito ad una cultura fortemente caratterizzata da edonismo sfrenato, egoismo smisurato, corsa alle ricchezze che offusca o addirittura distrugge il fascino del mistero, da ciò non sono immuni i pastori d’anime, a pieno titolo figli del loro tempo chiamati a vivere nel mondo secondo logiche che sovente contrastano con il mondo.

Vorrei anche sottolineare i tanti, troppi sacerdoti, religiosi, missionari impegnanti nelle diverse compagini ferite di questa umanità che con enorme sacrificio ed abnegazione portano la buona notizia del Vangelo nei molteplici luoghi dove l’uomo contemporaneo vive ed opera.

Non mancano anche tra le fila di coloro che hanno scelto il servizio alla Chiesa nel sacerdozio alcuni che si macchiano di particolari e drammatiche azioni che feriscono e lacerano “la tunica di Cristo” con scandali e reati, aumentando la sfiducia nel ministero ecclesiale.

D) Quindi si potrebbe dire che se non ci sono più sacerdoti non piange quasi più nessuno?

È questa purtroppo la triste constatazione. Intere terre in Europa sono ormai senza una cura sacerdotale. Non ci sono più preoccupazioni nel domandare a tutti una grande preghiera per le vocazioni sacerdotali ed una grande supplica perché il Signore abbia pietà del suo popolo. Nella nostra terra italiana, terra di antica cristianità, assisteremo nei prossimi anni alla riduzione dei presidi ecclesiali e sociali delle parrocchie, impensabile fino a qualche anno fa. Abbiamo già iniziato a vederne i segni concreti nelle nostre comunità. Sono ormai molteplici le unità pastorali, che sono per l’appunto parrocchie un tempo autonome e oggi di fatto unite sotto la cura di un solo sacerdote.

D) Quali sono, attualmente, gli obiettivi a medio e lungo termine del Tribunale?

R) L’azione più importante che il Tribunale Ecclesiastico deve impegnarsi a svolgere sul territorio è contribuire a una pastorale familiare integrata, in risposta a quanto chiede Papa Francesco nell’esortazione «Amoris laetitia».

Troppe volte il matrimonio cristiano è stato presentato puntando solo sul dovere della procreazione o su questioni dottrinali e bioetiche, finendo per sembrare un “peso”, un ideale astratto, piuttosto che un cammino di crescita e di realizzazione.

Alcuni sforzi da fare sono, tra gli altri, una formazione più adeguata per i presbiteri e gli operatori della pastorale familiare. Guidare i fidanzati nel cammino di preparazione al matrimonio, perché «imparare ad amare qualcuno non è una cosa che si improvvisa».

Accompagnare gli sposi nei primi anni di matrimonio, affinché non si fermi la loro «danza con occhi meravigliati verso la speranza» e siano generosi nella comunicazione della vita. Poi molto importante è una pastorale familiare missionaria che segua le coppie da vicino.

Senza contare il grande impegno da profondere per le famiglie che vivono situazioni di fragilità che richiama la necessità e l’urgenza di accogliere, accompagnare ed integrare con misericordia le fragilità di molti fedeli.

L’ideale evangelico non va sminuito ma bisogna anche assumere la logica della compassione verso le persone fragili. In tutti questi ambiti il Tribunale Ecclesiastico può e deve dare un contributo importante. E naturalmente questo è un compito istituzionale e un augurio al contempo. Ma soprattutto la promessa di un impegno che non cede il passo alla difficoltà.