Attualità: la sofferenza dei bimbi malati e indigenti nelle lettere a Babbo Natale

Redazione
Attualità: la sofferenza dei bimbi malati e indigenti nelle lettere a Babbo Natale

Attualità. C’è chi chiede un lavoro per il papà, chi, chi invece vorrebbe  guarire dalla “malattia”, chi spera di trovare sotto l’albero «una macchinina telecomandata, tanti libri e tante caramelle». E chi, come il piccolo Adriano 10 anni , pensa invece a un bel volante per la Playstation. “Quest’anno ho fatto il bravo , scrive con soddisfazione , e vorrei proprio quel volante. Qualche riga più giù le indicazioni per la consegna del dono: “Se i valori sono bassi ,spiega meglio Adriano , mi ricoverano di nuovo e mi troverai nel reparto del Pausilipon al primo piano. “Ma se il volante non è possibile, caro Babbo Natale, non fa niente, non preoccuparti: scegli tu un gioco”.

La tradizione si ripete e, anche quest’anno, Anna Di Biase, con la sua Spa , Società per amore, ha organizzato la più solidale delle feste di Natale, quella in cui un piccolo gesto si trasforma in pura felicità per chi poco è abituato a vivere momenti di gioia e spensieratezza. Le letterine inviate all’indirizzo di Babbo Natale sono scritte dai piccoli ospiti delle case famiglia , troppo spesso senza mamma e senza papà e dai bimbi ricoverati all’ospedale Pausillipon , devastati talvolta più dalla solitudine che dalla malattia; e tanti altri apparentemente meno sfortunati, ma ugualmente figli del disagio e del dolore. C’è davvero di tutto in quelle buste di carta bianca consegnate nelle mani della “Spa”: parole pesanti come macigni, drammi familiari, amarezza, malattie, abbandono e storie drammatiche che li vedono protagonisti inconsapevoli di vicende molto più grandi di loro.

“Tanti di questi bambini li seguiamo da tempo, spiega Anna Di Biase, conosciamo le loro storie, e quelle delle famiglie con le quali vivono. C’è chi ha subito violenza, e chi, invece, i genitori non li ha mai neanche conosciuti. Un mondo tutto da scoprire – aggiunge – nel quale cerchiamo di entrare in punta di piedi per confortare senza mai invadere”. In alcuni casi i bambini non chiedono nemmeno giocattoli ma solo un po’ di serenità e di amore.