“Camorra Capitale”: richiesti 30 anni di carcere a Roma per il boss Domenico Pagnozzi nel processo cd. camorra capitale

Redazione
“Camorra Capitale”: richiesti 30 anni di carcere a Roma per il boss Domenico Pagnozzi  nel processo cd. camorra capitale
Agnese Moro al primo incontro del centro giustizia riparativa di Avellino

Richieste di condanna pesantissime per i 32 imputati del processo “Camorra Capitale” che hanno scelto il rito ordinario, con pene per  i vertici della cosca che vanno  dai 13  ai 30 anni di reclusione.
Al vertice del clan il marchio di fabbrica della camorra campana – clan Pagnozzi – messa sotto accusa dalla Procura Antimafia di Roma.
Per il volto più noto, Pagnozzi Domenico, soprannominato “o professore”, che è anche il capo assoluto del gruppo, già condannato per camorra, sono stati chiesti 30 anni a fronte  delle accuse  di associazione mafiosa,  associazione dedita al narcotraffico, plurimi episodi di riciclaggio e numerose  estorsioni.
La tesi dell’accusa è chiara: l’organizzazione clan Pagnozzi, guidata da Pagnozzi Domenico, ha negli ultimi anni conquistato autonomia dalla casa madre di San Martino Valle Caudina, in provincia di Avellino, gruppo promosso nei lontani anni ’80 da  Pagnozzi Gennaro, detto ‘o giaguaro, di recente scomparso per morte naturale.
Una camorra romana, appunto, con la testa nella Capitale, in particolare nella zona sud est, dove risiedono molti degli imputati sotto processo e dove aveva trasferito la residenza famiglia del super boss Pagnozzi Domenico, che, da come emerge dalle intercettazioni, sapevano di essere noti come “i napoletani della Tuscolana”.
Il clan si sarebbe  radicato in questo territorio, avrebbe inquinato interi settori dell’economia, e sempre secondo l’accusa, si sarebbe insediato nel settore delle slot machine come in quello dei locali notturni, oltre ad aver  stretto relazioni con professionisti e insospettabili della città di Roma.
Schiaccianti le prove a carico di Pagnozzi : un impressionante numero di conversazioni intercettate, ovunque, dalle private abitazioni, alle auto, alle moto usate dagli affiliati, ai luoghi di lavoro e presso i bar ove erano soliti incontrarsi gli affiliati.
Ore ed ore di servizi di osservazione, controllo e pedinamenti effettuati dagli inquirenti.
E così al termine di un estenuante processo   la parola è passata alla accusa per la requisitoria.
Sono richieste esemplari, dunque, che mostrano quanto la procura antimafia abbia intenzione di lasciare il segno. Perché se dovessero essere accolte, di pene così alte per camorra nella città di Roma non  erano mai state registrate.
D’altronde, non deve sorprendere.
Il quadro emerso dalla ordinanza di custodia cautelare  eseguita nel febbraio 2015 – eseguita dai carabinieri di coordinati dai magistrati  romani – era già impressionante, per numeri e per qualità criminale degli imputati : 61 persone arrestate, beni per   milioni di euro sequestrati nel separato  procedimento nei confronti dei destinatari di misure di prevenzione patrimoniali e ben 99 indagati.
L’impianto dell’accusa ha retto sia al vaglio del Tribunale del riesame che di quello della cassazione.
Il processo è stato caratterizzato da una lunghissima ed articolata istruttoria dibattimentale, durata oltre un anno, con mediamente due o tre udienze a settimana, fino alla durissima requisitoria del P.M. della Direzione Distrettuale Antimafia, dott. Alessandro di Taranto, che si è conclusa anche con il deposito di una requisitoria scritta di oltre 700 pagine.
Dalla prossima udienza la parola passerà  ai difensori dei numerosi  imputati.
Anche in questa occasione il boss Pagnozzi ha riposto fiducia nel lavoro difensivo  dell’avvocato Dario Vannetiello del Foro di Napoli, la cui arringa difensiva è attesa per il prossimo 23 novembre, seppur il castello accusatorio nei suoi confronti appare inattaccabile e solidissimo, se sol si pensi che l’incensurato Silenti Ferdinando, il suo uomo di fiducia, nel separato procedimento svoltosi con il rito abbreviato, ha subito la condanna ad anni 30, ridotta ad anni 20 di reclusione per il rito speciale da costui scelto.
La sentenza è prevista per il prossimo mese di dicembre.