Carabinieri no vax: lui muore di covid a 59 anni. Lei, medico, non è grave

Redazione
Carabinieri no vax: lui muore di covid a 59 anni. Lei, medico, non è grave
100 positivi ad Airola e 62 a Montesarchio

Carabinieri no vax: lui muore di covid a 59 anni. Lei, medico, non è grave, Il rispetto per la prematura morte di un uomo e il dolore dei famigliari; ma, insieme e forse mai come in questo periodo un processo inevitabile, perfino doveroso, la contestualizzazione dei fatti di cronaca.

Il luogotenente Mazzone, in forza al Secondo Nucleo sicurezza di Milano, carabiniere alla pari della moglie, lei medico ed effettiva del Comando interregionale Pastrengo, si è spento a 59 anni dopo una settimana di agonia all’ospedale Fatebenefratelli e in seguito all’iniziale trasporto al Sacco.

Mazzone, originario di Cuneo, aveva contratto il virus. Sia lui che la compagna, ugualmente colpita dal Covid ma non in gravi condizioni — e così la figlia di 9 anni — avevano rifiutato il vaccino.

Non sono stati gli unici, poiché nonostante le opportunità di ricevere la dose in largo anticipo rispetto a milioni d’altri, nelle forze dell’ordine, carabinieri o poliziotti che siano, permangono quote di contrari, se non di tenaci oppositori.

Che siano quote minoritarie, e non soltanto perché parliamo di un mestiere a forte esposizione con il prossimo; quindi a un alto potenziale di rischio di contrarre la malattia e veicolarla, nulla importa perché nulla cambia.

La presa di posizione

Dicono i colleghi carabinieri di Mazzone, premettendo di voler rifuggire dalla classica retorica, che lui era un brav’uomo, ma — sono loro medesimi ad affidarsi all’avversativa — aveva fatto coincidere questo no al vaccino con una sorta di personale regola ferrea da non violare, semmai da rafforzare.

Come è possibile che, nonostante gli studi in Medicina e le specializzazioni, anche o soprattutto la moglie, della quale si ripete una «convinzione» maggiore, raggiungendo posizioni oltranziste, sia rimasta ferma sulle proprie posizioni, è una domanda che dalla mattinata di domenica tormenta i colleghi.

Come chi con il luogotenente, anche in via Moscova, ha trascorso anni di operazioni, di quotidiano confronto con la casualità della vita; e le sue fatali coincidenze, i rischi e i pericoli.

E ancor prima le obbligatorie precauzioni, la famosa messa in sicurezza anche di se stessi. Tutto poteva essere evitato, si sente ripetere, ed è una frase — una riflessione — ovvia nella sua devastante e inutile semplicità.

Ad aggravare in misura letale le condizioni di Mazzone sono state complicazioni respiratorie; in un quadro clinico già grave fin dall’immediata contrazione del virus, quando anche la sua bambina era sembrata subire tremendamente la malattia e poter entrare in una situazione di estrema minaccia. (Fonte milano.corriere.it)