Cervinara: 20 anni di tradimenti, storia di una frana

Redazione
Cervinara: 20 anni di tradimenti, storia di una frana

Cervinara.La malanotte arrivò di soppiatto, fu peggiore di  una coltellata, piantata nella schiena. La pioggia, caduta copiosa nei giorni precedenti, non poteva far presagire nulla perché non c’erano gli strumenti adatti per capire che stava avvenendo qualcosa di inconsueto, di tragicamente straordinario.

E così, come un assassino vigliacco, una frana si abbatté su Ioffredo di Cervinara a notte fonda. La gente dormiva solo in pochi vegliavano perché il rumore del torrente Castello diventava con il passare delle ore sempre più minaccioso.

Il boato fu spaventoso, in pochi minuti la furia della natura distrusse tutto ciò che si parava davanti. Sventrò case, demolì mura ed uccise cinque persone.

Morirono nel sonno, si spera, gli anziani coniugi Mascia, Luigina Befi e Michelangelo. Videro invece l’orrore con i loro occhi prima di essere travolti dal fango, Giuseppe e Luigi Affinita, padre e figlio, che dopo aver portato in salvo la famiglia a valle, tornarono su per mettere al sicuro qualche masserizia, perdendo la cosa più importante, la vita. L’orrore lo vide anche Liliana Marro, che fu trascinata via dal fiume di fango.

La malanotte di Cervinara fece contare cinque morti, ma potevano essere molti di più, se i Vigili del fuoco non avessero dato l’allarme, buttando tutti giù dal letto. Un allarme che arrivò, solo qualche minuto prima che la montagna franasse e trascinasse a valle una storia centenaria e cinque vite umane. Era la notte tra il 15 ed il 16 dicembre del 1999. Il secolo ed il millennio terminarono, scrivendo una delle pagine più drammatiche della storia di Cervinara. L’angoscia di quei momenti non potrà essere mai dimenticata, anche perché a Ioffredo, una spianata dove c’erano case, dove c’era vita, ci ricorderà, chi sa per quanto tempo ancora la ferita profonda di quella malanotte.

Sono rimaste in piedi la chiesa di San Nicola di Bari ed il panificio dei fratelli Moscatiello, tutto il resto è silenzio. E, quando scende la notte, quando la chiesa chiude non si può non pensare a come la furia della natura abbia picchiato duro da quelle parti.

Cervinara ha pagato il suo tributo di sangue al dissesto idrogeologico, ma ha imparato la lezione? A questa domanda è difficile dare una risposta, perché la messa in sicurezza dei monti continua a tardare e ad essere rimpallata da mille autorità. L’attuale amministrazione, guidata dal sindaco Filuccio Tangredi, ha risolto la vicenda della riperimetrazione della zona rossa, condita da mille polemiche, stringendo un accordo istituzionale con l’Autorità di bacino Volturno, Liri e Garigliano. La stessa autorità che aveva disegnato la prima zona rossa, già nei giorni successivi, alla frana. Non solo, sono iniziate anche le costruzioni fuori sito per coloro che avevano perso la casa. La ferita, però,  resta.

Ioffredo ha bisogno di ritrovare un’anima, come ne ha bisogno Cervinara. Ma non è stata solo la natura a tradire Ioffredo, a colpire come un assassino. La gente del posto è stata tradita da uomini in carne ed ossa. Venti anni dopo la frana, il primo cittadino ha dovuto citare in giudizio la Regione Campania perchè non si trovano i finanziamenti per la sistemazione di piazza Ioffredo e per la messa in sicurezza dei monti. Solo dopo la citazione in giudizio, Tangredi è stato convocato a palazzo Santa Lucia, ottenendo dal governatore De Luca qualche rassicurazione. Tutto questo avviene, mentre proprio nella notte che sta per arrivare, saranno trascorsi venti anni, un tempo enorme dall’evento franoso. Venti anni e  la malanotte non è ancorafinita,l’alba sembra ancora tanto lontana e continuiamo ad essere avvolti dalle tenebre.

(foto dal web)

Peppino Vaccariello