Cervinara, Ascensione e tradizione

Il Caudino
Cervinara, Ascensione e tradizione

“Si, mamma, ho avuto problemi con la linea, perciò  non ti ho chiamata! Certo che vengo a pranzo a Cervinara, me lo ricordo, è l’Ascensione, c’è la festa a San Cosma…si, dopo pranzo ci andiamo…”. Le rispondo scocciata dalle mille incombenze del mio quotidiano, ed intanto mi chiedo come sia diventata così, lei che mamma-chioccia non lo è mai stata. È solo che da quando mi sono sposata ed ho lasciato il mio Paese, la mia mamma, che non è caudina, è diventata Cervinarese doc, e trova tutte le scuse possibili, richiama tutte le feste del mio passato, per riportarmi a casa. Quella dell’Ascensione, che, a Cervinara, coincide con i festeggiamenti in onore della Madonna del Bagno (detta anche Scafatella, perché clonata dalla icona della Madonnina di Scafati), è una delle feste religiose più importanti, tra quelle celebrate nella frazione in cui sono cresciuta, che, tutto sommato, nella mia infanzia, non mi sono goduta abbastanza! Infatti, di domenica, anche nel giorno dell’Ascensione, noi eravamo sempre a pranzo dai miei nonni materni, nel casertano, e, soprattutto durante gli anni dell’adolescenza, soffrivo non poco per quell’allontanamento coattivo dalla festa di Paese, a cui tutti i miei amici partecipavano. Del volo dell’Angelo, ad esempio, non ho molti ricordi remoti. Ero infatti già grandicella, quando ho cominciato a prendere parte alla processione che, muovendo dalla Parrocchia di Sant’Adiutore, fa questa tappa spettacolare a Via Roma (dove ho vissuto la mia infanzia); lì, due bimbi solidamente imbracati, abbigliati da angioletti, compiono un volo da un lato all’altro della strada, per omaggiare la Madonna di fiori e di un rosario; poi, la processione prosegue fino a San Cosma, per raggiungere il Santuario dei Santi Medici, SS. Cosma e Damiano, sito in aperta campagna, “giù a San Cosma”. Tutto parte da lì, e lì si conclude. Lì, nel piazzale antistante la chiesetta, i fedeli, la settimana precedente, partecipano all’asta per decidere chi porterà la statua a spalla; lì, nel pomeriggio del dì di festa, si ripete, dalla notte dei tempi, la festicciola a base di bancarelle di noccioline americane, torrone, e giochini fluorescenti con le ruote. Lì si comprano i tradizionali “ciciarielli” o “pignatielli” di coccio, un tempo usati come brocche per acqua e vino, o per cuocerci i fagioli. Lì, hai la sensazione che il tempo si sia fermato ad un secolo fa, tra sacro e profano, tra gente col vestito nuovo ed anziane con i “maccaturi” in testa, che sembrano uscite da un libro di favole. Lì, c’è il pozzo magico in cui si dice che qualcuno abbia visto la Vergine, qualcun altro Marialonga. Ricordo che mio padre si fermava a casa di molti suoi amici che abitavano da quelle parti; non ho mai dimenticato le scorpacciate di fave e salumi che mi concedevo per l’occasione; forse, perché certi sapori ti restano dentro come certe scene, che non sai mai veramente se le hai vissute o solo sognate. Ci torno dopo qualche anno, a San Cosma, con la perfetta consapevolezza degli anni che sono passati cambiando le facce e le abitudini della mia gente. Ci torno fingendo che le “nucelle”, i ciciarielli, ed i sapori dei ricordi siano gli stessi del presente, fatto da nuove bancarelle di giocattoli made in China, e da gente vestita tutta allo stesso modo, in cerca di una grazia divina, o, forse, solo delle proprie radici. Ci torno fingendo che il tempo si sia fermato ad un secolo fa, sperando, senza esagerare, che ci esca una grazia anche per me. (immagine da web)

Rosaria Ruggiero

Gentedistratta.it