Cervinara e il terremoto del 1980
Cervinara e il terremoto del 1980. Cervinara. Lo scempio dell’abbattimento di uno dei campanili della chiesa del Carmelo in piazza Municipio. Mentre il palazzo Marchesale di Ferrari si presentava puntellato.
Il disastro in paese
In piazza Municipio il comune era ancora in piedi. Poi arrivarono le roulotte. Subito dopo si iniziò a vivere l’alienazione dei campi container, con due generazioni di bimbi costretti a giocare tra quelle scatole di lamiere, gelidi di inverno e soffocanti d’estate.
Ed ancora, i nella villa comunale,l’abbattimento di palazzo Clemente, sempre in via Roma e tante altre case vennero giù, non solo perchè pericolanti, ma sopratutto in quanto era iniziata la corsa all’arricchimento facili.
Sono scene di 41 fa, che chi le ha vissute non può non averle immerse nella memoria. Oggi è fatidico 23 novembre, giornata dedicata al malanotte del terremoto in provincia di Avellino.
Un’altra epoca
A raccontarli oggi quei momenti sembra di parlare di un’altra epoca, sepolta dal tempo e non solo dalla macerie.
C’è un prima e dopo terremoto anche per Cervinara e la Valle Caudina,dove , fortunatamente, non si contarono vittime. I tremila morti, di quel giorno di festa, il 23 novembre del 1980 era domenica. finito nell’orrore, si contarono nei paesi dell’Alta Irpinia e della Basilicata.
Da noi, il terremoto creò danni e disagi, tanti per la popolazione. Dopo i container arrivarono i prefabbricati pesanti che sono rimasti sino ad oltre il duemila. Ci sono, almeno due generazioni di bambini, per i quali il concetto di casa era rappresentato da quelle maledette baracche, gelide di inverno e roventi d’estate.
Il turpe mercato
E, dopo i veri terremotati, in quelle scatole arrivarono gli occupanti, coloro che erano senza casa, In alcuni casi ci fu pure un turpe mercato di compravendita.
La lunga fase del dopo terremoto ha portato allo scempio urbanistico, ancora sotto gli occhi di tutti, alla ricostruzione di case che, per incanto, diventarono palazzi, in spregio di ogni norma di salvaguardia.
Il lungo dopo terremoto ha portato al denaro facile, alla nascita di un incredibile numero di imprese edili, costellati da geometri, ingegnere ed architetti. Con la politica che non riuscì a guidare, ma che assecondò questa sorta di grande sbornia collettiva, al termine della quale, in pochi si sono arricchiti e per gli altri non ci sono state neanche le briciole.
E, una delle conseguenze più evidenti è stata la fine della vocazione agricola che aveva il centro caudino. La confisca dei terreni per realizzare il primo lotto dell’asse attrezzato e per la zona Asi è stato il colpo mortale alla civiltà contadina.
Ed oggi? Oggi quei palazzi costruiti,lucrando ed imbrogliando, sono terribilmente vuoti. I ragazzi sono andati via e continuano ad andare via. Il terremoto non ha portato sviluppo, qualche conto in banca si è ingrossato, ma a che prezzo? Il prezzo è stata una condanna lenta di tutta la comunità. E’ come se la terra non avesse smesso mai di tremare . Un passato che non passa e che condanna il futuro.