Cervinara, falò di Sant’Antonio: si rinnova la tradizione

Redazione
Cervinara, falò di Sant’Antonio: si rinnova la tradizione
Preparazione del falò a Ferrari

“Chi festeggia Sant’Antuono, tutto l’anno ‘o pass’ bbuon“.
La tradizione vuole che Antonio, Santo eremita egiziano padre del monachesimo, fosse talmente legato agli essere umani da recarsi personalmente tra le fiamme dell’inferno per contendere le anime al diavolo. Anche quest’anno, a Cervinara e in molti paesi della Valle Caudina, si rinnova la tradizione dei falò di sant’Antonio. La sua figura è legata al fuoco, purificatore ma anche simbolo della fornace eterna. La tradizione dei fuochi è antichissima, nasce quasi subito dopo la morte del santo. La derivazione è chiaramente rurale: si accendono i fuochi per purificare la terra e propiziarsi un’annata positiva del raccolto.
Saranno tre i falò a Cervinara. Il primo in Piazza Elena a Ferrari. Qui gli organizzatori hanno fatto sul serio le cose in grande: circa 200 quintali di legname da accendere domani sera dopo la Santa Messa e la benedizione degli animali (in questo falò anche un tocco di tifo con la bandiera dell’Avellino issata sulla catasta di legna). Ci saranno, poi, fuochi a Castello e in via Macello (organizzato dalla Pro Loco).
La tradizione di benedire gli animali (in particolare i maiali) non è legata direttamente a sant’Antonio: nasce nel Medioevo in terra tedesca, quando era consuetudine che ogni villaggio allevasse un maiale da destinare all’ospedale, dove prestavano il loro servizio i monaci di sant’Antonio.

Alma