Cervinara: la Chiesa vende la terra, addio campo di calcetto
Cervinara. Una lingua di terra al servizio di un campetto di calcio, che il parroco della Chiesa di S. Maria della Valle aveva concesso ai ragazzi, è stato venduto dalla Diocesi privando così dell’indispensabile supporto lo spazio che era stato adattato a struttura sportiva senza pretese. Don Nicola Fiore, il parroco scomparso la primavera scorsa, starà rivoltandosi nella tomba perché quel campetto era diventato il rettangolo di incontro e di sfide a pallone di ragazzi e giovani della frazione, ai quali la vendita ha provocato forte sbandamento. Era la fine degli anni sessanta quando don Nicola decise di ricavare, da un pezzo di terra ai piedi della chiesa, il campetto che mise a disposizione dei ragazzi che ne fecero poi terreno di calcio all’ombra del campanile e sotto gli occhi dei genitori. La struttura divenne in breve tempo il campo frequentato quotidianamente dai ragazzi della parrocchia, che giocavano spensieratamente, sotto gli occhi di don Nicola con grande compiacimento dei genitori. Attorno al campetto c’era una striscia di terra sulla quale i ragazzi, poi, si adoperarono a costruire, a proprie spese e con le proprie mani, un capanno destinato a spogliatoio e a deposito degli attrezzi necessari a tenere pulito il rettangolo di gioco, un muro di contenimento del terrapieno a monte e un artigianale sistema di irrigazione che attingeva acqua da un pozzo vicino. Quella striscia di terreno era una preziosa e indispensabile servitù del campetto, che la Diocesi, però, ha deciso di vendere senza neppure informare i parrocchiani, alcuni dei quali sarebbero stati pronti a tassarsi per racimolare la manciata di euro necessaria a ristorare le casse diocesane del mancato introito del prezzo di vendita. L’operazione, in considerazione dell’estensione della striscia di terreno, non ha fruttato entrate rilevanti nelle casse della Diocesi. Ha provocato, invece, grande delusione nei ragazzi e tra i rispettivi genitori, che stentano a capire le ragioni dell’operazione. E si chiedono perché si sia arrivati alla vendita e, soprattutto, perché sia stata fatta all’insaputa dei parrocchiani. Ma non riescono a trovare una risposta, né sono riusciti ad averne una dal parroco e men che mai dalla Diocesi.