Cimiterìol, il corto dell’Istituto Penale Minorile di Airola presentato al Fermi

Redazione
Cimiterìol, il corto dell’Istituto Penale Minorile di Airola presentato al Fermi

Montesarchio, alla presenza del Sostituto Direttore dell’Istituto Penale Minorile di Airola dottoressa Mariangela Cirigliano e della direttrice dell’Area Tecnica dottoressa Rosa Vieni, con l’aiuto della professoressa Rosa Di Notte e del preside De Cunto, che supportano diversi progetti di interazione col territorio, i ragazzi dell’Istituto Fermi hanno avuto modo di visionare ed apprezzare Cimiterìol, cortometraggio tratto dall’atto unico dell’attore napoletano Tato Russo e sceneggiato dalla regista Vincenza Di Caprio. Il corto, realizzato con la partecipazione dell’Associazione Teatrale “I Refrattari”, vede come protagonisti cinque giovani detenuti dell’I.P.M., che, con non poche difficoltà, si sono cimentati nell’affrontare un’esperienza artistica e culturale del tutto nuova e coinvolgente. Esperienza che è stata uno spunto di riflessione anche per i ragazzi del Fermi che, dopo la presentazione al Palazzo delle Arti di Napoli, si sono direttamente confrontati non soltanto con la regista ma anche con gli attori. La tematica principale sviluppata nel cortometraggio riguarda il traffico di organi, legata però anche al rapporto tra vita e morte e al rapporto umano, di cui viene sottolineata la moderna commercializzazione e mercificazione. La storia è rappresentata in modo del tutto innovativo ed originale seguendo il surrealdark, che la stessa Di Caprio ha definito come “figlio adottivo dell’horror”. La lettura concettuale, privilegiata dalla regista, riesce a fare di ogni singola immagine una sorta di enigma, che va interpretato dallo spettatore. Una particolare attenzione è riservata alla notte, dove il buio è usato come metaforico luogo d’origine di qualsiasi entità tanto malefica quanto benefica e come strumento di suspense. In una sola notte, infatti, avvengono fatti oscuri tra loschi individui in compagnia dal custode del luogo, l’ambiguo e inespressivo Pasqualone, emblema della totale assenza di sentimento e dell’indifferenza umana. Proprio la mancanza di sentimenti – di cuori – viene ulteriormente sottolineata dai complici di quest’ultimo, Fanfellicchio e Biagio Tecnostar, assoldati dal “sistema” per il traffico di organi. Il cuore è la chiave di tutto, metafora che rivela l’assoluta assenza di sentimenti nobili, trasformando l’uomo in un essere capace di assoggettarsi al denaro. Oltre all’aspetto concettuale, di grande impatto sono sicuramente la fotografia, diretta da Gianni Luciano, e le musiche originali di Carmine Giordano, che danno al lavoro un particolare spessore anche sotto l’aspetto tecnico-cinematografico. Una difficoltà riscontrata da attori e operatori è stata quella relativa alle condizioni in cui il cortometraggio è stato girato: nel freddo dell’ottobre scorso nel cimitero di Forchia. Ciò che è stato prodotto è sicuramente un’opera molto coinvolgente, che offre a chi guarda non soltanto un momento di riflessione su un problema attuale e concreto, ma anche e soprattutto un riuscito tentativo di denuncia sociale e di provocazione.

  •