Cinema: L’ultimo Maresco
Inauguriamo oggi una rubrica, curata da Enzo Cillo, che parla di cinema e cinematografia.
“Quello che in Italia non c’è mai stato, è una bella botta, una bella rivoluzione, rivoluzione che non c’è mai stata in Italia… c’è stata in Inghilterra, c’è stata in Francia, c’è stata in Russia, c’è stata in Germania. Dappertutto meno che in Italia. Quindi ci vuole qualche cosa che riscatti veramente questo popolo che è sempre stato sottoposto, 300 anni che è schiavo di tutti. Se vuole riscattarsi, il riscatto non è una cosa semplice, è doloroso.” Mario Monicelli.
“Belluscone” è una fotografia, la più cruda e realistica scattata da uno degli ultimi registi rimasti incontaminati nel panorama cinematografico italiano: Maresco. “Belluscone” è il (non) stato in cui vive oggi il nostro Paese, è un posto abitato da politici-mafiosi, da mostri in feste di piazza, da giullari-cantanti neomelodici, freaks da reality show e da creature disinformate da un tubo catodico satanico che le ha nutrite negli ultimi vent’ anni. L’Italia è stata divorata dai personaggi che abitano “Belluscone”: in questa terra di rovine come può sopravvivere l’uomo e l’artista? “Belluscone” è un atto estremo, è l’evoluzione di “Ciprì e Maresco” in un cinema-rivoluzione, un cinema che è specchio dello stato d’animo attuale del suo autore e della situazione di un sotterraneo siciliano che riflette i piani alti del palazzo. É un viaggio antropologico che ricorda lo sguardo lucido di “Videocracy”, che scruta le rovine di un’umanità misera e perduta. Marco Ferreri sosteneva: “La rivoluzione si fa facendo la rivoluzione, non facendo i film”. Maresco nel 2014 fa con un film la rivoluzione. A Venezia, alla prima, il regista non era presente in sala. Eppure non è mai stato più visibile e tangibile di così.
Enzo Cillo