Coronavirus: la cura Ascierto dà ottimi risultati anche in Francia
L’ospedale Foch di Suresnes in Francia sta sperimentando da alcune settimane il Tocilizumab, il farmaco Roche usato in reumatologia passato alla cronaca come la «cura Ascierto» dal nome dell’oncologo del Pascale promotore della ricerca Aifa sulla cura e prevenzione delle polmoniti da Covid19.
Anche in Francia i primi risultati dello studio, ancora in corso, sono promettenti. Lo dice il giornale France Inter in un’intervista a Felix Ackermann, direttore del dipartimento di medicina interna del Foch.
«Posso farvi l’esempio di un paziente di 68 anni – dice il medico – che è arrivato al pronto soccorso con una richiesta di 6 litri di ossigeno per respirare più o meno correttamente. Dopo poche ore il suo flusso del fabbisogno di ossigeno è aumentato a 12 litri. Gli abbiamo iniettato due dosi di Tocilizumab e dopo sette giorni dal secondo trattamento il paziente è stato dimesso dall’ospedale. Non ci troviamo dinanzi a una cura miracolosa, il farmaco non cura tutti, ma si rivela una pista». Soprattutto per decongestionare le terapie intensive, aggiungono dal Pascale.
Dove Paolo Ascierto resta austero: «Mai come in questa fase occorre non abbassare la guardia. Anche se i numeri in Campania sono buoni non possiamo dire di essere usciti dalla fase 1. I numeri al Nord sono ancora elevati. Certo da noi sono sempre meno i pazienti in terapia intensiva e anche il numero delle vittime sta scendendo, ma dobbiamo comunque mantenere alto il livello di allerta. Bisogna fare molta attenzione. Il virus ancora circola.
Nella fase due tutti quei presidi per la sicurezza che sono stati utilizzati devono essere usati ancora di più. Penso alla mascherina, ai distanziamenti, al lavarsi le mani. Per ora è l’unico modo che abbiamo per proteggere noi stessi e gli altri».
E il direttore generale del Pascale: «Quello che ci interessa di più è il riscontro positivo, sulla possibilità che il farmaco sembra offrire. Noi abbiamo già scritto all’ospedale francese per una collaborazione scientifica, conserviamo un cauto ottimismo e l’importante è che il farmaco funzioni».