Coronavirus: le inutili mascherine

Redazione
Coronavirus: le inutili mascherine

Le notizie sulla diffusione del Coronavirus in Italia stanno procurando allarme e tensione anche in Valle Caudina. I pendolari caudini che questa mattina si sono recati a Napoli si sono resi conto di quanto sia palpabile la tensione. Diverse persone si sono munite di mascherine, tanto che, questa mattina presto, nella farmacia della stazione centrale di Napoli erano andate esaurite. Attenzione, però, c’è tanta confusione sull’argomento mascherine.

Gli esperti sembrerebbero essere prudenti sull’effettiva utilità di quei rimedi contro virus di questo tipo e batteri. Nel senso che le mascherine che coprono bocca e naso possono aiutare ma fino a un certo punto. Andiamo con ordine: quando una persona infetta tossisce o starnutisce, espelle goccioline respiratorie nell’aria, dove il virus può viaggiare. Ma possono anche diffondere queste goccioline nell’ambiente se si toccano gli occhi e il naso e poi toccano un’altra persona o un oggetto o una superficie. Se qualcuno viene in contatto con queste goccioline di saliva o di muco, via aria o appunto toccandole, può ammalarsi.

Le mascherine possono dunque rallentare la diffusione di virus che si diffondono in questo modo ma il loro tasso di efficacia è ben lontano dal metterci del tutto al sicuro.

Ma le maschere non sono certo infallibili, non basta cioè agganciarsene una alle orecchie per sentirsi invulnerabili ed evitare ogni altro atteggiamento prudenziale. Gli occhi, per esempio, rimangono scoperti. Con la Sars, per esempio, le mascherine sembrano aver funzionato ma soprattutto al contrario: non come difesa di persone sane nella vita di ogni giorno ma come isolamento di quelle infette, specie in ospedale, dal trasmettere il virus ad altri pazienti o al personale sanitario.

Senza contare che esistono diversi tipi di mascherine. Due sono i modelli principali: quello chirurgico e quello per la respirazione, conosciuto anche con la sigla N-95. Quelle che si vedono più spesso sono le prime, di solito usate da medici, odontoiatri o infermieri per trattamenti ambulatoriali e operazioni. Sottili, non esattamente ben aderenti, neanche queste sono infallibili e se “forniscono un certo grado di protezione dai fluidi, come da un colpo di tosse o da uno starnuto”, le particelle più piccole di saliva possono comunque superare la protezione. In fondo gran parte dell’aria inalata ed espulsa non è filtrata, proprio perché non c’è una precisa aderenza intorno a naso e bocca.

Le maschere dell’altro tipo, che spesso usa chi lavora nell’edilizia, sono invece un po’ più pesanti, si adattano al viso e filtrano circa il 95% delle particelle aeree, inclusi virus e batteri. Se ne trovano a pochi euro in confezioni multiple su qualsiasi sito di e-commerce. Queste, se proprio di vuole, sarebbero quelle da indossare. Anche se non sono molto comode e parecchie persone faticano a respirarci e dunque a tenerle per ore se non per giornate intere. Senza contare che i filtri, certo non capolavori di ingegneria, possono ostruirsi e alcune categorie di persone, dalle donne incinte a chi ha problemi di respirazione, non dovrebbe utilizzarle.

Questo solo per fare chiarezza sul tema mascherine.