Coronavirus, le Pmi: Rischiamo il crac altro che Fase 2

Il Caudino
Coronavirus, le Pmi: Rischiamo il crac altro che Fase 2
500 imprese rischiano la chiusura in provincia di Avellino

Pubblichiamo il comunicato di Confapi sull’attuale situazione economica. La denuncia delle Pmi è chiara: rischiamo il crac.

La fase 2 non può essere considerata come la panacea di tutti i mali. Gli ultimi mesi fatti di serrande abbassate e mancanza di produttività hanno colpito al cuore le piccole e medie imprese.

Persino una storica pasticceria, nonché brand di successo, come Cuori di Sfogliatella, si trova di fronte a muri che sembrano insormontabili. E forse lo saranno davvero senza l’aiuto concreto dello Stato.

«Indubbiamente stiamo affrontando in questo momento storico, noi come tutti, un problema totalmente nuovo, che non consente di avere certezze e per questo è più difficile da combattere. Il lockdown è un danno forse irreparabile.

Fermare totalmente un’azienda, non consentendole di far fronte alle tante spese previste, può portare a una sola conclusione. Noi siamo chiusi da quasi due mesi e ci troviamo di fronte all’accumulo di problemi quali i costi fissi, il personale, le tasse, i fitti.

E il fatto che la cassa integrazione per i dipendenti non sia ancora partita crea solo ulteriore sconforto». A parlare è Antonio Ferrieri, patron di Cuori di Sfogliatella e delegato all’agroalimentare di Confapi Napoli.

«Sono tante – prosegue – le cose che non sono state chiarite da uno Stato mancante sotto tanti aspetti. L’unica cosa che sappiamo è che anche la fase 2 sarà molto problematica, soprattutto per tutte le restrizioni che ancora ci saranno. E che vedrà un’attività come la nostra, che vende un prodotto “povero”, che non può usufruire di un’entrata continua e di massa di persone, ulteriormente danneggiata».

A rendere ancora più pesante il colpo subito sono senza dubbio i problemi che dovrà affrontare il comparto turistico. «Negli ultimi cinque anni abbiamo avuto un incremento esponenziale di turisti e questo ha portato ovviamente noi imprenditori a investire ulteriormente in nuove attività e punti vendita. Dopo questo terremoto, ovviamente, ci è crollato il mondo addosso e ci troviamo di fronte a un futuro tutto da definire».

«Le nostre aziende, oggi sono come dei malati intubati. Se lo Stato ci darà l’ossigeno necessario potremo salvarci, altrimenti – conclude – firmerà la morte di tante attività e di tante famiglie».