Coronavirus: le spiagge studiano la ripartenza

Redazione
Coronavirus: le spiagge studiano la ripartenza
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Tentare di salvare la stagione turistica, consentire agli italiani di trascorrere qualche giorno in riva al mare in tutta sicurezza.

Non sarà semplice, anche perché la crisi economica impedirà a tantissime famiglie anche solo di pensare ad un periodo in spiaggia. Ma, il punto focale, riguarda, come bisognerà comportarsi negli stabilimenti per evitare al Covid-19 di riprendere vigore.

Proprio sulle sicurezza sono basati i colloqui in corso fra i tecnici del Comitato tecnico scientifico del governo, quelli di Iss con gli interlocutori delle varie associazioni delle imprese balneari, riconducibili in gran parte ad Assobalneari (Federturismo Confindustria) e alla costola del turismo della Cna stanno emergendo una serie di idee che, una volta concordate e definite nei dettagli, potrebbero confluire in un protocollo di sicurezza.

Il punto di partenza è il contenimento del contagio, che potrà consolidarsi tra qualche settimana quando si sperimenterà sul campo la tenuta dei comportamenti responsabili da parte di tutti certificato dall’indice R0, la disponibilità di posti nelle strutture sanitarie, di dispositivi Dpi.

Da queste basi potrà concretizzarsi la voglia di tornare alla normalità e alle giornate di sole e di mare che però dovranno declinarsi in maniera differente dagli anni passati, come ha anche sottolineato il ministro Dario Franceschini.

«La prossima estate la immaginiamo con l’osservanza delle norme elementari anti-contagio – dice Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari, circa 10 mila imprese di stabilimenti da bagni su un totale di 30 mila – come gel igienizzanti, mascherine, guanti quando si frequentano zone comuni dove si possono creare assembramenti (zone bar, ristoranti, servizi igienici), sanificazione degli ambienti.

Ritengo che per sdraiarsi al sole non sarà necessario il dispositivo dpi». E la distanza tra ombrelloni: 2 metri, 5 metri, anche 10 metri. E’ giusto? «Io parlerei di distanza non fra ombrelloni ma fra le persone che dovranno osservare le solite norme.

E siccome i virologi ci spiegano che con il caldo, il Covid 19 potrebbe essere meno aggressivo, l’ambiente in riva al mare è più favorevole per essere vissuto con più tranquillità».

Naturalmente davanti agli ingressi dovrebbero essere installati, secondo alcuni esperti, i contapersone per disciplinare le capienze e i termoscanner.

«Io sul misuratore della temperatura nutro qualche perplessità perché potrebbe presentarsi all’ingresso un asintomatico e quindi senza febbre. Poi ci troviamo in un ambiente caldo, il soggetto che arriva in spiaggia è probabilmente congestionato per essere stato in auto, aver percorso un tratto a piedi, sotto il sole e il contesto ambientale potrebbe aver raggiunto temperature di 28-30 gradi.

Abbiamo fatto delle prove empiriche, semplici da realizzare, applicando il termoscanner a tre persone all’interno di una stanza riscaldata a 28 gradi: dopo mezzora, il rilevamento della temperatura indicava attorno a 37,5-38 gradi».

In base ai protocolli generali autorizzati finora, a questi livelli deve scattare l’emergenza sanitaria con l’isolamento di queste persone e la loro traduzione presso strutture ad hoc.

Insomma, Il futuro è dietro l’angolo, si attendono a breve istruzioni del governo, ma il settore è in fibrillazione perché siamo già a maggio, ci sono criticità da superare e da affrontare per cambiare la morfologia dei luoghi, che non avranno più lettini ravvicinati o spettacolo dj-set all’aperto con centinaia di giovani.