Da Cervinara al Brasile: il boss Scotti al centro di mille trame
Ha pianto quando è arrivato in Italia, Pasquale Scotti.
Ha realizzato che rischia di non uscire più dal carcere di massima sicurezza in cui è stato rinchiuso.
Dopo 32 anni di latitanza, uno degli uomini più fidati di Raffaele Cutolo è stato assicurato alla giustizia.
Lascia una moglie e due figli in Brasile dove, come si dice, si è rifatto una vita.
Ma è il depositario di mille segreti. Per uscire dal carcere ha una sola possibilità: collaborare con la giustizia. Ma su questa ipotesi è molto scettico Carlo Alemi, ex presidente del Tribunale di Napoli, oggi in pensione.
Si tratta del magistrato che nel 1981 indagò sul sequestro dell’ex assessore regionale democristiano, Ciro Cirillo, ma soprattutto sulla sua liberazione, ottenuta da Raffaele Cutolo, dopo aver stretto un patto di ferro con i servizi segreti, lo Stato, che allora era della Dc.
Alemi è certo che Scotti non aprirà bocca. Secondo lui, se lo dovesse fare rischia un caffè alla Sindona, che fu avvelenato nel carcere di Voghera nel 1986.
L’ex latitante non è depositario solo dei segreti del caso Cirillo ma di tanti altri, a partire dal sequestro e l’uccisione di Aldo Moro e all’impiccagione di Guido Calvi. Quest’ultima rivelazione fu fatta allo stesso Alemi quando volò a New York per ascoltare l’avvocato di Cutolo, il cervinarese Enrico Madonna che fu trucidato nel centro caudino nell’ottobre del 1993.
L’avvocato cervinarese riferì al magistrato dell’intreccio tra Nco, il banchiere della mafia Pippo Calò e la banda della Magliana per liquidare il padrone del Banco Ambrosiano. Madonna fu eliminato in modo chirurgico proprio quando iniziò a far capire in giro che poteva dire chi sa cosa. Di quell’omicidio non si è mai saputo niente, il fascicolo giace sepolto negli archivi. Nessun pentito di camorra e di mafia ha mai detto una parola. La spiegazione la fa capire lo stesso Alemi. A far fuggire nel 1984 Scotti furono i servizi segreti deviati che, per un lungo periodo, hanno protetto la sua latitanza. La stessa cosa potrebbe essere avvenuta a Cervinara nel 1993.
A parte le barbe finte, di questi segreti sono depositari Raffaele Cutolo, il quale non parlerà e Pasquale Scotti che, però, rischia di poter bere un caffè molto amaro.
P. V.