De Luca si scaglia contro il numero chiuso nelle facoltà di medicina

Redazione
De Luca si scaglia contro il numero chiuso nelle facoltà di medicina

De Luca si scaglia contro il numero chiuso nelle facoltà di medicina. Nel giorno in cui il ministro della Salute, Anna Maria Bernini, ha annunciato che ci sarà un aumento dei posti disponibili nelle facoltà di Medicina per far fronte alla carenza strutturale di medici nel Sistema Sanitario Nazionale, anche il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, è intervenuto sull’argomento, con una posizione ancora più netta: eliminare del tutto il numero chiuso e dare incentivi a chi lavora nei Pronto Soccorso. Lo riporta Napoli Fanpage.

La novità prospettata dal Ministero porterebbe ad un incremento del 20/30% dei posti disponibili, ma per parlare di numeri certi, ha spiegato, si dovrà aspettare aprile, “quando si concluderà il lavoro del tavolo tecnico”, e si deve tenere presente che “i nuovi iscritti saranno medici tra sei-otto anni”.

De Luca: “Apriamo facoltà di Medicina, quiz demenziali”

In un video pubblicato sui propri canali social Vincenzo De Luca ha parlato della necessità di aprire totalmente la facoltà, in modo da preservare la sanità pubblica ed evitare che gli aspiranti medici decidano di lavorare nel privato o di andare all’estero:

Apriamo la facoltà di medicina. Noi abbiamo ancora il numero chiuso. Non abbiamo più medici, abbiamo 10mila ragazzi italiani che devono andare a laurearsi in Romania, in Bulgaria, perché non hanno superato i quiz. Sono a volte quiz demenziali, scemenze… uno deve fare Medicina e gli chiedono dove è l’Himalaya… fesserie.

I risultati, come sottolineato anche da Anna Maria Bernini, sarebbero visibili soltanto tra qualche anno, a percorso di studi ultimato, ma per il presidente della Campania è importante non perdere ulteriore tempo.

Le parole di De Luca

É chiaro che se apriamo oggi le Università i medici li abbiamo tra 6 anni, ma cominciamo a muoverci. Cominciamo a dare incentivi per i medici dei Pronto Soccorso. Evitiamo che se ne vadano all’estero o che vadano a lavorare solo nel comparto privato, dove li pagano il doppio. La sanità pubblica deve essere difesa perché è quella che serve alla povera gente, chi non può permettersi le cliniche private deve essere assistito, soprattutto gli anziani.