Diocesi Sant’Agata de’ Goti. Presentate dal Vescovo Battaglia le linee pastorali del cammino dei prossimi 3 anni

Redazione
Diocesi Sant’Agata de’ Goti. Presentate dal Vescovo Battaglia le linee pastorali del cammino dei prossimi 3 anni

l vescovo don Mimmo: “La Chiesa di Cristo è chiamata a farsi prossima: questo rinnovamento è possibile!”
Una Chiesa sulla strada, una Chiesa viandante che non vuole voltarsi dall’altra parte senza vedere né sentire. Una Chiesa povera. Una Chiesa inquieta, dinamica, creativa, controcorrente, dalle porte aperte. Una Chiesa formata sulla sinodalità e sull’ascolto, che sia presente ed incisiva sul territorio. Una Chiesa in uscita, samaritana, libera. Insomma una Chiesa che fondi ogni azione, ogni gesto, ogni attenzione, ogni sensibilizzazione, sul linguaggio dell’amore, cioè del Vangelo. Potrebbero essere sintetizzate così le coordinate del cammino dei prossimi 3 anni, presenti nella prima Lettera Pastorale presentata dal vescovo della Diocesi don Mimmo, intitolata come il suo motto episcopale “Coraggio! Alzati, ti chiama!”. “Nello Spirito che fa nuove tutte le cose – scrive mons. Battaglia nell’introduzione – sentiamo di rendere concretamente possibile questo rinnovamento, in ascolto del Vangelo e del Magistero. Esso richiede un profondo ascolto che porti ad una conversione di criteri e di mentalità nel pensare, progettare e costruire una chiesa che sia casa e scuola di comunione, in cui ci si riconosca, ci si accolga reciprocamente con gratuità, si portino umilmente i pesi gli uni degli altri”. E, naturalmente, un tale rinnovamento non si può né improvvisare, né tantomeno si può pretendere che si realizzi in tempi brevi. Ed è proprio per questo motivo che il vescovo Mimmo c’invita a stargli accanto “per camminare insieme, pronti a realizzare il Suo progetto, posto nelle nostre misere mani e affidato alla nostra fragile umanità”.
Avere cura di tutti e del territorio in cui viviamo significa accogliere e mettere in pratica il Vangelo con un dinamismo controcorrente e senza compromessi, provando a vivere da testimoni credibili senza essere tentati di chiudersi in una pastorale di conservazione e di pratiche consolidate, incapaci d’incidere nella vita. “Mi sto rendendo conto – scrive sempre il vescovo Mimmo – che tale tentazione può essere liberata dalla vita di tante persone che desiderano seguire il Signore nelle contraddizioni della storia. Egli non impone pesi, non è distaccato, non giudica, non ha fretta, al contrario si ferma e offre la sua vicinanza compassionevole, quella di cui c’è bisogno per ricominciare. Su questa strada vorrei che c’incontrassimo. Una conversione pastorale e missionaria ha bisogno di artigiani di pace, cercatori di infinito e costruttori di storia e di futuro, per andare incontro ai volti segnati dalla fatica, dal dolore, dalla povertà, dall’ingiustizia sociale, dall’esclusione, dalla violenza; per andare incontro ai volti dei giovani, di tutte le famiglie e in particolare di quelle ferite, dei bambini, degli anziani, dei lavoratori e di quanti soffrono per la perdita o la mancanza di lavoro”.
La presentazione della Lettera ha visto come relatori don Francesco Cosentino (officiale della Congregazione per il Clero e docente di Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana) e Concettina Garofano (docente di Teologia Morale presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale sez. San Luigi). Al centro di questa Lettera Pastorale un invito al viaggio, al cammino, al mettersi in movimento, al non restare mai fermi. La fede cristiana è proprio “l’essere strappati dalle proprie comodità e dalle proprie abitudini – ha affermato don Francesco Cosentino – per iniziare sulla strada un viaggio faticoso ma gioioso alla luce del Vangelo”. E, ha aggiunto la prof. Garofano, “si mette in cammino chi cerca, chi sa che non c’è fede senza giustizia, chi sa che non c’è fede senza curare le ferite di chi è ferito”. “Abbiamo bisogno – prosegue il vescovo – di assumere il tratto di strada già fatto e ripartire. Lo sguardo di fede e la forza di rialzarsi nascono dall’esperienza personale del Signore risorto che, ancora oggi, chiama e manda. L’annuncio del Risorto non è indirizzato solo a un fuori senza un volto, ma è l’esperienza di incontri in cui la nostra chiesa è chiamata a rinnovarsi per riconoscere vie e possibilità di bene da condividere con tutti. Le prime comunità cristiane nascono e maturano sull’esperienza di un annuncio reciproco, in cui la vita dell’uno aiuta la vita dell’altro, in un dialogo possibile nella diversità e complessità di culture e tradizioni”.
La Lettera Pastorale del vescovo Mimmo ci consegna questa ventata di gioia, quest’incessante pioggia dall’inarrestabile entusiasmo, quest’incontenibile fuoco di speranza da appiccare in tutti i luoghi che abitiamo e in tutti i volti che incontriamo. La Lettera Pastorale del vescovo Mimmo ci ricorda la strada tracciata da Gesù. Naturalmente sta sempre a noi quotidianamente, ogni giorno, ogni ora, ogni momento, scegliere se volerla seguire o meno. Il Signore ci chiama a seguirlo non solo come destinatari dell’annuncio, ma come destinatari e protagonisti. Ci chiama a seguirlo come discepoli che devono annunciare e mettere in pratica quello che annunciano.
“Come Gesù – ci ricorda don Mimmo – si è fatto partecipe e vicino a ogni uomo che ha incontrato lungo le strade, così la Chiesa di Cristo è chiamata a farsi prossima. Gesù stesso ci precede e ci dà appuntamento, continuando ad avere cura della libertà dei discepoli di ogni tempo. Vivere, ascoltando la sua vita, ci fa discepoli di speranza sulle strade di questa nostra terra. Ci è chiesto, dunque, di essere discepoli nel mondo, nella vita sociale e politica, nella scelta preferenziale degli ultimi, di collaborare con coloro che, pur non condividendo la speranza cristiana, si impegnano a rendere più civile la civiltà e più umana l’umanità. Ci è chiesto di riconoscere Gesù lungo le strade, perché è sempre Lui che ancora oggi affianca, chiama, guarisce, si prende cura, libera e salva”. Tale cammino sarà un processo graduale che richiederà cura paziente e senso di responsabilità per assumere ciò che saremo, tutti insieme, chiamati a realizzare.