Diritto alla sanita negato a San Martino

8 Febbraio 2021

Diritto alla sanita negato a San Martino

Diritto alla sanita negato a San Martino. Una situazione insostenibile da ogni punto di vista. Le sale d’attesa diventano luoghi di assembramento, dove il covid- 19 rischia di propagarsi in modo incontrollato.

Sei ore la settimana

Bisogna attendere anche tre o quattro ore prima di essere visitati. Questo perché, come scrive il sindaco di San Martino Valle Caudina, Pasquale Pisano in esposto urgente all’Asl Avellino, i due medici assicurano la loro presenza solo per sei ore la settimana.

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Pisano chiede che San Martino venga dichiarata zona carente. Nelle more. Il primo cittadino auspica che possa essere nominato un sostituto che assicuri la sua presenza continua nel piccolo centro caudino.

Questa situazione si trascina da quando, il primo gennaio del 2020, il dottore Campese ha tagliato il traguardo della pensione. Il medico si prendeva cura di 1.500 pazienti

Il sindaco ricorda che si è cercato di tamponare questa prima emergenza con il dottore D’Avanzo. Il medico, però,  ha come sede Cervinara. Può assicurare la sua presenza a San Martino Valle Caudina solo tre volte la settimana, per complessive sei ore.

Peggioramento della situazione

La situazione ha subito un peggioramento ancora più marcato quando lo scorso primo gennaio ha tagliato il traguardo della pensione il dottore Giovanni Adamo. Anche questo medico si prendeva cura di 1.500 assistiti.

Anche in questo caso, si è cercato di tamponare con la dottoressa Augusta Cervo che, però, ha come sede Rotondi. Anche lei può assicurare la sua presenza a San Martino Valle Caudina solo per tre volte la settimana per un totale di sei ore.

Così, i disagi si sommano ai disagi. Ed ora compaiono anche i rischi di far esplodere dei focolai, visto che ls gente non può non assembrarsi quando i due medici fanno studio a San Martino.

Ci auguriamo che l’azienda sanitaria locale possa dare una risposta immediata alle esigenze di tante persone. Resta, però, cervellotico il fatto che non si agisca prima. All’asl dovrebbero sapere bene quando un medico va in pensione e potrebbero agire per tempo.

Ma siamo condannati all’eterne emergenze, ai disagi delle persone deboli. Poi, si blatera anche di medicina del territorio. Parole che non hanno alcun senso.

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