Elena parla a telefono con la mamma, Giovanni convinto ad uccidere per amore
Elena parla a telefono con la mamma, Giovanni convinto uccidere per amore ad Elena e Liana hanno parlato per telefono. Il regime di isolamento in cui si trova la 18enne impedisce alla mamma di visitarla in carcere.La madre, quindi, resta a fianco della figlia, la stessa figlia che, secondo le accuse e le chat, avrebbe armato la mano dell’assassino del padre.
Il legame
Come è già avvenuto in tragedie simili, anche Liana Ferraojoli ha deciso di non abbandonare Elena e di starle accanto mentre la ragazza rischia l’ergastolo, rischia il fine pena mai.
Della telefonata non si possono conoscere i contenuti, si sarà trattato di un primo approccio. La mamma avrà chiesto alla figlia come si sente e lo stesso avrà fatto Elena. Un primo passo a cui seguiranno altri.
Intanto, gli avvocati difensori hanno rinunciato all’udienza del riesame. Gli avvocati sapevano che non vi era alcuna possibilità di ottenere i domiciliari o la scarcerazione per Giovanni Limata e Elena Gioia. Hanno presentato domande di riesame per conoscere tutti gli elementi in mano alla pubblica accusa.
Anche i genitori di Giovanni Limata si dichiarano pronti ad incontrare ed aiutare il figlio. Mentre gli inquirenti intendono capire meglio il legame tra il 23enne e la minorenne di Cervinara che insieme alla mamma, la sera di venerdì 23 aprile, ha viaggiato sino ad Avellino per riportare a casa il 23enne.
Il progetto di strage
A quanto pare, Giovanni in un’altra chat avrebbe confidato all’amica il progetto della strage della famiglia Gioia. Il 23enne dice di non avere scelta e di agire per amore. La ragazza e la madre, nei prossimi giorni, potrebbero essere sentiti d nuovo dagli inquirenti.
Insomma, il terribile delitto di Aldo Gioia presenta ancora tanti punti su cui fare luce. Non solo, bisogna appurare anche le condizioni psichiche di Elena e Giovanni. Terminato l’isolamento, dovrebbero entrare in un regime carcerario normale.
Bisognerà capire se i due fidanzati potranno reggere questa condizione. Non solo, per il direttore della casa circondariale non sarà semplice trovare dei compagni di cella adatti. La legge del carcere, infatti, li ha già condannati.