In pensione a 62 anni

Redazione
In pensione a 62 anni
In pensione a 62 anni

In pensione a 62 anni. Via subito a 62 anni o 41 anni di contributi: ecco il piano pensioni. Nella giornata di oggi , i leader delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri rilanceranno al governo alcune proposte in tema di pensioni, già discusse ma poi interrotte dalla crisi politica.

I sindacati si preparano a riaprire il cantiere sulla riforma dei vitalizi per le persone anziane che potrebbe decollare entro metà mese. La disponibilità del ministro del Lavoro Andrea Orlando c’è. Soprattutto in conseguenza del fatto che Quota 100 terminerà la sua sperimentazione nel prossimo mese di dicembre.

I tavoli prioritari sulle politiche attive e la riforma degli ammortizzatori sono già incardinati nella discussione con le parti sociali, con le quali a breve formulare testi base. Sono finalmente partite le commissioni tecniche chiamate a valutare sia la possibilità di separare la spesa previdenziale da quella assistenziale; sia di individuare il perimetro dei cosiddetti lavori gravosi.

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Oggi, ricomincerà il pressing sulla data di convocazione del confronto, con l’iniziativa che sarà trasmessa sulle pagine Facebook e sui siti istituzionali dal titolo evocativo: ”Cambiare le pensioni adesso”. Gli obiettivi sono: maggiore flessibilità per andare in pensione, a partire dai 62 anni di età o con 41 anni di contributi; pensione di garanzia per giovani, lavoratori discontinui e con basse retribuzioni.

Tutela delle donne, le maggiori vittime dell’inasprimento dei requisiti pensionistici degli ultimi anni; tutela dei lavori di cura, di chi svolge lavori usuranti e gravosi; sostegno del reddito dei pensionati; rilancio della previdenza complementare e trasparenza sui dati della spesa previdenziale e assistenziale.

“Un sistema previdenziale solido e sostenibile – spiegano i leader sindacali – deve avere radici salde nell’occupazione di qualità, e noi stiamo lavorando in questo senso consapevoli che senza lavoro non c’è previdenza e che la previdenza è strumento di coesione sociale e non solo una voce della spesa pubblica.

E l’Italia oggi ha grande bisogno di coesione e solidarietà sociale”. Ad alimentare il dibattito c’è anche la proposta del presidente Inps Tridico che aveva dato corpo a una ipotesi di pensionamento ispirato a una maggiore flessibilità, senza che questa gravi sulla sostenibilità della spesa pensionistica per le casse dello Stato.

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La proposta Tridico prevede la divisione in due dell’assegno pensionistico: solo la parte contributiva potrebbe dare corso a un’uscita verso i 62-63 anni, con 20 anni di contribuzione e al relativo pagamento.

Questa parte, aveva sottolineato il presidente dell’Inps, si potrebbe legare alla cosiddetta staffetta generazionale che prevede un orario ridotto per fare spazio a nuovi giovani occupati; la parte retributiva invece, si potrebbe ottenere solo al raggiungimento dei 67 anni.

Prevedendo alcune agevolazioni come lo ‘sconto’ di un anno per ogni figlio per le donne lavoratrici; oppure un anno in meno ogni 10 anni di lavori usuranti e gravosi. Allo studio dell’Inps anche una possibile pensione di garanzia per i giovani con carriere discontinue.