Femminicidio: uccide la moglie e ferisce la figlia di 13 anni

Redazione
Femminicidio: uccide la moglie e ferisce la figlia di 13 anni
Femminicidio: uccide la moglie e ferisce la figlia di 13 anni

Femminicidio: uccide la moglie e ferisce la figlia di 13 anni. Voleva dividerli e voleva salvare la madre dalle coltellate. Un uomo di origini sudamericane, peruviano, avrebbe accoltellato la moglie a Rimini e ferito in modo grave la figlia, tredicenne. Avrebbe tentato di dividere i genitori.

L’uomo, del quale non sono state fornite le generalità, al culmine dell’animata discussione, avrebbe afferrato un coltello scagliando una serie di fendenti alla donna che è deceduta sul colpo; per poi prendersela con la figlia che è stata gravemente ferita.

È questa la prima ricostruzione del femminicidio commesso nel pomeriggio a Rimini, in una casa di via Dario Campana, dove è intervenuta la squadra mobile della polizia che ha bloccato l’uomo, portato in Questura e sottoposto a un interrogatorio.

Il 118, invece, ha stabilizzata la ragazzina e trasportata d’urgenza al pronto soccorso dell’Infermi. La coppia, di nazionalità peruviana, viveva nella palazzina e si occupava della manutenzione del cortile interno nel quale è avvenuto il femminicidio.

Ragazzo di 16 anni picchiato dallo zio perché gay

Aggredito dallo zio perché gay. È successo in Calabria a un ragazzo di 16 anni che si è ritrovato con 4 costole rotte, il setto nasale deviato e varie lesioni. Non solo fisiche, ma soprattutto verbali. Prima la frase «Non vogliamo…. nella nostra famiglia» e poi le botte. Lo zio avrebbe inoltre chiamato altri tre uomini per farsi aiutare.

L’episodio è denunciato alle forze dell’ordine. A raccontare la vicenda, avvenuta nel cosentino il 17 maggio, giornata internazionale contro l’omofobia, è Silvio Cilento, presidente di Arci Cosenza, con un post su Facebook. Dopo l’aggressione, riferisce Cilento, lo zio ha accompagnato a casa il nipote e gli avrebbe detto «ora muori a casa».

«Non voglio andare via da casa perché con mamma sto bene, è solo papà il violento. Mamma mi dice sempre: fatti forza e sii coraggioso» è la frase, riferita da Cilento, del ragazzo che, secondo quanto si è appreso, sarebbe stato tutelato.

La vicenda

Il 16enne, «il 17 maggio – racconta il presidente dell’Arci di Cosenza nel suo post – ha deciso di legare una bandana rainbow sul suo zaino e uscire con le sue amiche. Durante il tragitto è fermato dallo zio paterno (avvisato dal papà).

Lo zio parcheggia la macchina, si avvicina e gli dice: ‘Non vogliamo… nella nostra famiglia» e gli sferra un primo schiaffo, che diventa poi un pugno e subito dopo un calcio, una serie di calci. Non contento lo zio chiama altri tre uomini (maschi) per aiutarlo. Siamo in Calabria, in provincia di Cosenza.

Sono state fatte le giuste e necessarie denunce. «Fisicamente il ragazzo sta meglio, si riprenderà, aggiunge. Moralmente e psicologicamente non oso immaginare come stia, forse non lo voglio immaginare.

Non chiedetemi altro, per questioni di tutela è necessario assumere un atteggiamento di chiusura e di riservatezza. In ospedale sono stati super accoglienti e gentili (c’è una parte di sanità in Calabria che manifesta inclusione). Le forze dell’ordine hanno svolto il loro lavoro. Gli assistenti sociali stendiamo un velo pietoso». (ilmessaggero.it)