Gianni Raviele, la passione del cronista

19 Ottobre 2021

Gianni Raviele, la passione del cronista

Gianni Raviele, la passione del cronista. ” Raccogli le notizie, metti insieme i pensieri e poi scrivi, ma scrivi con il cuore. Mi raccomando usa l’italiano, questa lingua sta diventando sempre più sconosciuta”.

Rispondeva così il grande giornalista quando il timido cronista alle prime armi gli chiedeva qualche consiglio. Poi diceva sempre, ” dammi del tu, tra colleghi giornalisti, si fa così”.

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Il gigante Raviele

Quando pronunciava queste parole  io non potevo che diventare rosso di vergogna. Pensare di essere collega di un gigante come Gianni Raviele era davvero troppo per me.

Non sono mai riuscito a dargli del tu, per me è stato e sarà sempre “il direttore”. Del resto Gianni Raviele il tu lo dava a Sergio Zavoli, a Enzo Biagi, a Vittorio Citterich, ad Andrea Barbato. Persone che come lui hanno fatto la storia della Rai e del giornalismo televisivo.

La notizia della sua morte arriva come una fucilata. Gianni si è spento. In redazione cala il gelo. Sapevano che non stava bene, che lottava da giorni contro la morte. Ma speravamo che anche questa volta, quella quercia caudina, potesse riuscire a vincere la sua battaglia.

La morte di Gianni Raviele

Gianni Raviele, giornalista, scrittore, intellettuale , mecenate si è spento poco fa nella sua abitazione di San Martino Valle Caudina. Per noi de Il Caudino è stato sempre un nume tutelare.

Per chi scrive un modello inarrivabile. Per un determinato periodo siamo stati davvero ” colleghi “.  Dopo il pensionamento dalla Rai e dopo aver diretto la televisione di stato di San Marino, si era gettato con la passione di un ragazzino nel mondo dell’informazione televisiva locale.

Aveva diretto Canale 58, un’emittente di Ariano Irpino. In quel periodo ci sentivamo spesso. Ogni volta che arrivava una sua telefonata, la domanda era sempre la stessa ” Peppino quanti servizi hai fatto oggi ? ” E pronunciava sorridendo quelle parole.

L’esperienza locale

Era entrato in pieno nel meccanismo delle televisioni locali e sapeva che ogni singolo cronista doveva occuparsi di tutto, dalla cronaca alla cultura, dallo sport alle nascite.

Ma ogni suo editoriale, ogni suo singolo pezzo, ogni intervista diventavano scuola di giornalismo sul campo. Gianni era cronista ma con il piglio del grande narratore. La penna scivolava leggera sul foglio e davvero lui si che sapeva scrivere in italiano.

Per me ogni occasione era buona per intervistarlo. L’ultima volta l’ho fatto nel luglio di due anni fa. Lo chiamai per farmi raccontare i 50 anni dallo sbarco del primo uomo sulla luna.

Lui quella storica notte del 19 luglio del 1969 faceva parte di quella straordinaria trasmissione in diretta, condotta da Tito Stagno, una trasmissione che fa parte della storia della televisione anche per l’alterco tra Stagno e Ruggero Orlando.

Mi inventavo sempre qualcosa per chiamarlo e coinvolgerlo. Ma, da un poco di tempo, non rispondeva più al telefono. Al giornale continuava a mandare i suoi arguti articoli ma era sempre più taciturno.

L’ultimo viaggio

Ora che la sua voce si è spenta per sempre, ci sentiamo davvero tutti più soli. Sappiamo che da credente, Gianni da tempo si preparava a questo viaggio. Ma noi non siamo preparati a questo distacco.

Ciao Gianni, oggi e solo oggi, ti darò del tu. Mancherai alla cultura italiana, mancherai al giornalismo, mancherai ai tuoi amati familiari e mancherai anche al tuo umilissimo collega.

Peppino Vaccariello

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