I cento anni dell’Avvocato

Redazione
I cento anni dell’Avvocato
I cento anni dell'Avvocato

I cento anni dell’Avvocato. Il 12 marzo 1921, nasceva Gianni Agnelli, presidente della Fiat e della Juventus, uomo simbolo del capitalismo italiano. Oggi avrebbe quindi compiuto cento anni.

Il nipote John Elkann, designato dall’Avvocato alla guida dell’impero di famiglia quando aveva solo 21 anni, in una recente intervista ha ricordato, tra le altre qualità, la lungimiranza di Gianni Agnelli: “Mio nonno intuì il futuro dell’auto”.

L’ultimo Signore d’Italia

L’ultimo signore d’Italia” per il magazine Stern. Re d’Italia senza corona nell’immaginario collettivo. Icona di stile ed eleganza, tifoso appassionato della Juventus e della Ferrari, mecenate delle arti, senatore a vita.

Laureato in legge non ha mai praticato l’attività forense, ma è stato l’Avvocato più famoso d’Italia. “Hanno fatto un’inchiesta: novantanove cittadini su cento sanno chi è il Papa, tutti conoscono Gianni”, racconta Enzo Biagi nel libro Il signor Fiat.

Agnelli è l’uomo che piace alle donne e incanta i potenti, il simbolo di un’elite con la erre moscia e l’orologio sul polsino. Ricercato da cronisti e commentatori per le sue battute fulminanti e ironiche. Un profilo cosmopolita per le sue relazioni internazionali, ma anche profondamente italiano. Alla morte, il 24 gennaio 2003, lo salutano, commosse, migliaia di persone.  

Non ci saranno eventi per celebrare i cento anni dalla nascita perché il Covid non lo consente, ma la sua figura viene ricordata su quotidiani, tv e social media. Il ministero dello Sviluppo Economico emetterà un francobollo commemorativo.

La biografia dell’Avvocato è una cosa sola con la storia d’Italia. L’Avvocato si chiama come il nonno Giovanni, senatore e fondatore della Fiat.

Suo padre Edoardo, unico erede maschio, scompare nel 1935 per un incidente aereo quando Gianni è ancora un adolescente. Alla stanza dei bottoni arriva nel 1966 dopo gli anni della ‘dolce vita’, nel mondo del jet set internazionale, tra Costa Azzurra, Saint Moritz e New York.

Il miracolo economico è finito, è un momento difficile contrassegnato dalle tensioni sociali, l’autunno caldo. Agnelli si contraddistingue per la sua capacità di mediare tra le parti sociali e, proprio il suo equilibrio, lo porta dal 1974 al 1976 alla presidenza della Confindustria.

Poi la crisi e lo scontro sindacale della fine degli anni ’70, l’accordo con la Libia di Gheddafi, il terrorismo. Negli anni 80 il rilancio dell’azienda affiancato da Cesare Romiti a cui lascerà la presidenza.

Ai successi di imprenditore si affiancano le tragedie private, il suicidio del figlio Edoardo e la morte prematura del nipote Giovannino. Nella sua biografia c’è una costante: la volontà di salvaguardare la principale attività industriale della Fiat, l’automobile, ereditata dal nonno.

Lo dimostrano due progetti che non andranno in porto: l’accordo con la Ford nel 1985 e l’alleanza con General Motors nel marzo 2000. Quando Agnelli muore la crisi infuria e molti s’interrogano su quale sia il suo destino. Tanti scommettono sull’uscita del gruppo dall’auto. Oggi la nascita di Stellantis sembra allontanare tutti i dubbi.