Il sangue di San Gennaro non si è sciolto

Redazione
Il sangue di San Gennaro non si è sciolto
Cronaca: il cardinale Seper, arcivescovo di Napoli, positivo al covid

Il sangue di San Gennaro non si è sciolto. Nemmeno al terzo tentativo il sangue di San Gennaro si è sciolto. Dopo questa mattina, nemmeno questa sera si è ripetuto il Miracolo del Patrono di Napoli. Il sangue è rimasto solidissimo per tutta la giornata.

”Compiamo un atto di vera e profonda devozione al nostro Santo Gennaro perché siamo uniti nel suo nome, è lui che ci aiuta a vivere e a testimoniare la Fede e anche se il sangue non si scioglie non significa chissà che cosa. San Gennaro certamente dal cielo benedirà ciascuno di noi, le nostre famiglie e la nostra città”.

Sono le parole pronunciate dall’Arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, giunto nella Cattedrale dove i fedeli attendevano il miracolo ed ha aggiunto: ”È tutto scritto nel cuore di Dio, nel cuore di Gennaro: l’importante è che noi ci sentiamo veramente uniti, partecipi di questo evento così particolare che è la nostra devozione al nostro Santo Protettore”.

E’ inutile dire che per i napoletani si tratta di un cattivo presagio ed ora si vanno a rivedere tutte le altre volte in cui il sangue non si è sciolto.

Intanto, la regione Campania denuncia il piano del governo per i vaccini.

Nel corso della riunione delle Regioni con i Ministri Boccia e Speranza ed il commissario Arcuri, la Regione Campania oggi ha espresso netta contrarietà ad un Piano di attribuzione dei vaccini per la prima fase, non commisurato a criteri oggettivi di fabbisogno.

La Campania, infatti, ha proposto che in fase di prima ripartizione dei vaccini si tenesse conto della popolazione delle singole Regioni. Tale proposta non è stata accolta, e si sta procedendo con un Piano che prevede evidenti ed immotivati squilibri fra le quote destinate alle diverse Regioni.

Il sangue di San Gennaro non si è sciolto

La Campania ribadisce con forza il dissenso su questo modo di procedere ed insisterà nella richiesta di commisurare il piano di attribuzione dei vaccini a criteri oggettivi, che evitino qualsiasi disparità di trattamento e deprecabili competizioni territoriali.