San Gennaro e il sangue che non si è sciolto

Redazione
San Gennaro e il sangue che non si è sciolto
Venerdì 5 maggio si presenta Episcopus et martyr. San Gennaro e la città di Napoli, a cura di G. Di Palma e P. Giustiani

San Gennaro e il sangue che non si è sciolto. Stavolta, San Gennaro non ne ha voluto sapere. Niente sangue sciolto.Per i napoletani non è un segno incoraggiante. Anzi, decisamente “pericoloso”. Come spiega il mio caro amico ed esperto in materia, Francesco Antonio Grana, capita spesso che a dicembre “Faccia Gialla” sia latitante nel prodigio.

Nulla hanno potuto nemmeno le “parenti di San Gennaro”. Queste singolari figure si aggiungono al variegato mondo che circonda il Mito e la Fede nel Vescovo di Benevento (eh, si: ha retto la cattedra sannita prima di quella napoletana).

Le “parenti” sono le donne sedute ai primi scranni. Quelle che intonano il Rosario di preparazione e accompagnano con antichissime litanie il rito dello scioglimento del Sangue.

La loro origine si perde nella leggenda. Secondo alcuni racconti, sono dirette discendenti di vere parenti del Santo. Si tratta di una parentela priva di albero genealogico ma che si sarebbe comunque trasmessa nei secoli, dal martirio di Gennaro fino a giorni nostri.

Pare che una certa Eusebia, nutrice del patrono di Napoli, raccolse il sangue del suo martirio a Pozzuoli e lo portò proprio nel capoluogo per una adeguata conservazione. E le “parenti” dovrebbero discendere direttamente da lei.

Per anni, poi, per essere una “parente” bastava avere il patronimico o il cognome di “Ianuario”. La tradizione vuole che queste donne siano tutte “vicine” al Santo, cioè abitino nei pressi del Duomo. A loro è affidata la cura della preghiera e della “compagnia” a Gennaro.

In realtà, le “parenti” hanno una profonda origine pagana pre-cristiana. Esse per secoli hanno formato una sorta di “società femminile” molto simile a quella delle “vestali” romane: le parenti ne hanno rilevato l’eredità e un po’ delle tradizioni.

Tra l’altro sono le uniche che si possono permettere di “sgridare” Gennaro quando il Sangue non si scioglie. Le urla di incoraggiamento e di rimprovero si possono sentire nel Duomo nei giorni dedicati al “prodigio”.

San Gennaro e il sangue che non si è sciolto

Tutto ciò può sembrare una superstizione da Medioevo agli occhi dei moderni e tecnologici uomini. Per capire, però, il legame tra San Gennaro, Napoli e i napoletani bisogna vivere la città.

E magari scomodare anche Benedetto Croce il quale soleva ripetere: “Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male”.

Angelo Vaccariello