La frase sul Natale, lettera aperta al ministro Boccia

Redazione
La frase sul Natale, lettera aperta al ministro Boccia
Prorogato lo stato di emergenza al 30 aprile

La frase sul Natale, lettera aperta al ministro Boccia . Riceviamo e pubblichiamo da don Pietro D’Angelo .

NON E’ UNA ERESIA FAR NASCERE GESU’ DUE ORE PRIMA. Ha ragione caro ministro cattolico, non è un’eresia. Lo sappiamo bene.

Sappiamo perfino che il 25 dicembre non è la data esatta della nascita di Gesù, e sappiamo pure che i Magi forse non erano tre e magari anche che l’asino e il bue non scaldavano (a turno? Mah?!) il pargoletto infreddolito nella grotta (ma era davvero una grotta?) giacente sulla mangiatoia (questa è sicura, ne parla il testo evangelico!).

Celebriamo

Sappiamo tutte queste cose eppure le celebriamo. E sono importanti per noi. Fanno parte del tesoro della fede che, variopinto nella sua complessa ricchezza, costituisce l’identità di ciò che siamo: cristiani. Eppure le celebriamo.

E’ qui, caro ministro, che mi sento toccato dalla sua boutade. Il celebrare l’evento della nascita di Gesù ci sottrae dal tempo e dallo spazio perché il tempo e lo spazio nella liturgia divengono il qui e ora del momento in cui si celebra, rendendo fresco e nuovo, attuale e storico l’evento.

Noi celebriamo. E il celebrare, ossia ripresentare l’evento attraverso l’efficacia del rito, ha le sue esigenze che non sono tanto il rispettare l’ora e il giorno (appunto non determinati esattamente fino a prova contraria) ma l’atto stesso del celebrare.

Uscita

Mi ha offeso, della sua “uscita”,  l’aver gettato minimalismo ironico sul celebrare; il trattare come questione da poco uno degli atti più qualificanti del credente, che peraltro richiede uno straordinario impegno di concretezza e coerenza che riguarda tutti, in primis noi sacerdoti che presiediamo la liturgia “in persona Christi” e a nome del popolo di Dio.

Mi ha infastidito la sciatteria di questa affermazione, il qualunquista e desacralizzante ribasso della celebrazione del mistero natalizio, ridotto così a prassi intercambiabile, facoltativa, da tempo libero.

Praticanti a sentimento

Atteggiamento che ormai si riscontra sempre più spesso nei cristiani “praticanti a sentimento” dove una messa vale l’altra, una chiesa vale l’altra e dove il senso del sacro e del mistero è macinato dall’abitudine ma ancora di più dall’aver perso il riferimento alla trascendenza di Dio, così necessaria per non essere travolti dalla banalità e mediocrità del quotidiano e dell’immediato.

Se Lei avesse detto, Signor Ministro, frasi come “dobbiamo fare un sacrificio” oppure “dobbiamo aver pazienza ancora un po’” o frasi del genere, avremmo tutti capito senza indignarci. E i sacrifici li faremo e capiremo tutte le esigenze,  come abbiamo fatto a Pasqua e come abbiamo fatto finora.

La frase sul Natale, lettera aperta la ministro Boccia

Ma quella frase, no, non ci è piaciuta anche se posso pensare che l’abbia detta per sdrammatizzare… ma tant’è. Perché noi ci teniamo a quello che celebriamo. Non importa a che ora ma chiediamo rispetto. Da lei e da tutti.

Don Pietro D’Angelo

Parroco della diocesi di Benevento