La marcia dei seicento

Redazione
La marcia dei seicento
La marcia dei seicento

La marcia dei seicento. Cervinara c’è. Circa seicento persone si sono date appuntamento davanti la villa comunale, nella centralissima via Roma, per marciare sino a Joffredo. Una marcia per dire no ad ogni forma di violenza e per impedire che i tentacoli della delinquenza, organizzata o meno, possano allungarsi sul centro caudino e su tutta la Valle.

Le associazioni organizzatrici

E’ una risposta che tutte le associazioni del territorio hanno voluto dare contro i due episodi di sangue che si sono registrati a San Martino Valle Caudina, con il ferimento di Fiore Clemente, a Cervinara. con l’omicidio di Nicola Zeppetelli.

Due vicende diverse, ma avvenute entrambe in pieno giorno, complice anche una scarsa vigilanza sul territorio da parte delle forze dell’ordine che il nostro giornale ha sempre denunciato. Questa marcia, una marcia silenziosa, è stata organizzata da tutte le associazioni di Cervinara e di San Martino Valle Caudina.

Una manifestazione divisa in due momenti. Il primo è proprio questo di Cervinara, il secondo si svolgerà l’undici marzo a San Martino Valle Caudina. Non era certo scontata, ma c’è stata una partecipazione veramente massiccia che fa ben sperare nel futuro.

Uno degli organizzatori, Tommaso Bello dell’associazione L’Altra Faccia ha voluto ribadire che ora più che mai è necessario saldare la società civile con i rappresentanti degli organi istituzionali. Del resto, tutti i rappresentanti delle istituzioni del territorio hanno sfilato contro la violenza.

Fasce tricolori in prima fila

C’era anche il presidente della provincia di Avellino Rezieri Buonopane ed il deputato di Airola Pasquale Maglione. Ma soprattutto c’erano i sindaci, in prima fila con le fasce tricolori a ribadire che determinate situazioni non fanno parte del Dna della Valle Caudina.

E così, nonostante il freddo gelido di questa ultima domenica di febbraio, la partecipazione di tante persone non può non riscaldare il cuore e risvegliare un orgoglio che pochi balordi non devono e non possono mortificare.