La Valle bella (ma stretta…)

Il Caudino
La Valle bella (ma stretta…)
Valle Caudina: 4 caudini insigniti della Medaglia d'Onore

Forse, per chi è cresciuto qui, l’illogico ha una sua logica stringente, per cui le contraddizioni di questa Terra, a un certo punto, non le vedi più. Oppure le vedi, ma sei talmente assuefatto alla loro logica illogica, da ritenere che sia tutto “normale”.
Questa Valle sta stretta a tutti, talmente stretta che quasi tutti, da qui, abbiamo sognato di andarcene. E ce ne siamo andati. Ma, poi, la nostra Terra ci manca troppo, ed in tanti ci torniamo. E forse, dopo questa maledetta, lunghissima crisi, da qui si può anche ricominciare a sognare…
Non è facile guardare una “ridente –Valle” con la voglia di chiederle “Che hai da ridere? Non c’è proprio niente da ridere…”,   ma accettare che sia una “Valle di lacrime” è anche peggio…
Qualcosa che non va c’è, non possiamo negarlo! Qui è tutto immobile da sempre, qui non succede mai niente. Lavoriamo, o lavoricchiamo, e siamo poveri. Abbiamo mangiato per anni pane, eternit, tabacco e castagne, che- guarda caso- sono il pane dei poveri. Abbiamo rifatto il trucco ai paesi con i fondi del terremoto, e visto case sventrate dall’acqua impietosa, e lasciato cemento nei posti più assurdi, e permesso che lo stagno dell’edilizia ci depauperasse ulteriormente. Abbiamo avuto i nostri momenti di gloria, di apoteosi culturale, e poi ci siam impelagati nell’immobilismo, nella mancanza di idee e di energie, nella critica e nell’opposizione retorica e meramente demolitrice, senza neppure accorgerci che la nostra Terra stava perdendo progressivamente ogni potenzialità attrattiva, che qui non viene più nessuno.
Cosa facciamo, allora, in Valle Caudina? Allegri-ma-non-troppo, continuiamo a cercare il lavoro che non c’è per i giovani e gli esodati, ed opportunità che non cadono dal cielo, mentre carroattrezzi sgangherati portano via le nostre auto da rottamare, mentre la linea di Cartone- un tempo simbolo del progresso e del ridimensionarsi delle distanze- cade a pezzi insieme ai nostri sogni, ai nostri ricordi ed alla nostra storia? Oppure lo lasciamo un po’ di spazio per la voglia di inventare, di ricominciare, di valorizzare le risorse di cui effettivamente disponiamo?
Sarebbe stato bello se- come immaginavo da bambina- in fondo al Rettifilo (o in fondo ad ogni viale che conduce alla stazione) ci fosse stato il mare; siamo cresciuti accorgendoci definitivamente che il mare, qui, proprio non c’è; è solo che, volgendo lo sguardo ai lati dei viali, qualcosa da valorizzare, da amare, da cui ricominciare per crescere, effettivamente, c’è.
Forse, in questo posto, possiamo ancora crescere.

Rosaria Ruggiero
gentedistratta.it