La visione economica di Papa Francesco
Un'attenta analisi di Francesco Sorrentino

L’ Economia secondo Papa Francesco( di Francesco Sorrentino ). Papa Francesco ha espresso, durante il suo pontificato, una visione profondamente etica, sociale ed ecologica dell’attività economica. Mette al centro la dignità della persona, la solidarietà e la cura del creato, in netta contrapposizione a quella che definisce “l’economia che uccide”. Un sistema economico dominato dal profitto a tutti i costi, dallo scarto e dall’indifferenza verso i più deboli.
Francesco sostiene l’Ecologia integrale secondo cui economia e ambiente sono legati; la crisi economica e quella ambientale hanno radici comuni. Promuove l’economia circolare e solidale che incoraggia modelli alternativi fondati sulla cooperazione, l’economia sociale e quella di comunione.
I documenti principali in cui Papa Francesco sviluppa la sua visione sono Evangelii Gaudium, esortazione apostolica in cui appare la famosa espressione: “Questa economia uccide.” (n. 53) e dove condanna le diseguaglianze economiche, del culto del denaro e dell’indifferenza verso i poveri, invitando, nel contempo, a una “conversione pastorale” anche in ambito sociale ed economico.
C’è poi Laudato si’, Enciclica sull’ambiente, ma con forti implicazioni economiche in cui manifesta il concetto di “ecologia integrale” secondo cui giustizia sociale e ambientale sono interconnesse, con una forte critica del paradigma tecnocratico e del modello di sviluppo insostenibile.
Nel 2020, con l’enciclica, Fratelli tutti , sulla fraternità e l’amicizia sociale, promuove un’economia della gratuità, del dono e della cooperazione, sottolinea l’urgenza di “una nuova economia” capace di essere al servizio di tutti.
L’impegno a diffondere una visione sostenibile dell’economia è testimoniato anche dall’iniziativa “The Economy of Francesco”, movimento globale promosso da Papa Francesco, rivolto in particolare ai giovani economisti, imprenditori e changemakers, con l’obiettivo di costruire un’economia più giusta, inclusiva e sostenibile. Ai giovani partecipanti degli incontri di Assisi nel messaggio del 2020 ednel 2022, il Papa ha rivolto l’invito a essere “protagonisti di un cambiamento globale”.
In Italia c’è una solida tradizione di studi su modelli economici alternativi, come l’economia civile, l’economia del bene comune, l’economia sociale e l’economia solidale. Molti studiosi italiani, anche accademici e docenti universitari, hanno contribuito o stanno contribuendo attivamente alla riflessione su un’economia più giusta e sostenibile — in sintonia con i valori promossi da Papa Francesco.
Tra i principali economisti e accademici italiani che studiano o promuovono questi temi, ci sono Luigino Bruni, ordinario di Economia politica alla LUMSA di Roma, coordinatore scientifico in “The Economy of Francesco”; Stefano Zamagni, professore di Economia politica all’Università di Bologna; presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.
Molto attivo in ambito vaticano per lo sviluppo di modelli economici etici; Leonardo Becchetti, professore di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata, esperto in economia della felicità, finanza etica, responsabilità sociale d’impresa, commercio equo.
Si muovo in sintonia con le idee del pontefice diversi esponenti politici e di governo sia italiani che stranieri. Si tratta di due ex presidenti del Consiglio, Giuseppe Conte, leader dei cinque stelle, che nei suoi due governi ha più volte citato l’economia civile e parlato della necessità di un nuovo umanesimo economico e Enrico Letta, oggi accademico in Francia, che ha promosso un modello di sviluppo più equo e sostenibile, anche attraverso la Scuola di Politiche e il lavoro all’IEP (Institut Jacques Delors).
Ma anche di Rosy Bindi, ex presidente della Commissione Antimafia, Gianni Bottalico, già presidente ACLI e dell’ambientalista Ermete Realacci.
Nel mondo Luis Arce, presidente della Bolivia, ha promosso un modello di economia comunitaria e popolare in continuità con il “buen vivir”; Yolanda Díaz vicepresidente del Governo e Ministra del Lavoro, si è espressa a favore di un’economia più giusta, attenta alla dignità del lavoro, promuovendo iniziative su riduzione dell’orario lavorativo, e sull’introduzione del salario minimo; Jacinda Ardern, ex Prima Ministra della Nuova Zelanda, che ha introdotto il “Wellbeing Budget”: un bilancio nazionale basato sul benessere delle persone, non solo sul PIL.
Il modello di economia promosso da Papa Francesco – etico, solidale, ecologico – ha suscitato ampi consensi ma anche diverse critiche, sia da parte di economisti, imprenditori che da osservatori politici e accademici. Molti economisti mainstream sostengono che il modello è idealistico, troppo ancorato a valori morali e spirituali, ma poco applicabile nel mercato globale competitivo.
Anche chi condivide i valori dell’economia civile ha osservato il modello di Francesco è ancora troppo ancorato alla dimensione individuale e morale, e poco legato a meccanismi sistemici e macroeconomici.
Tra i cattolici più conservatori ritengono emerge l’idea che il Papa si stia allontanando dalla dottrina sociale tradizionale e che usi il Vangelo per sostenere visioni troppo “progressiste”.
Queste critiche non sono necessariamente segno di ostilità, ma indicano la complessità di proporre un modello economico etico in un mondo profondamente interconnesso e competitivo. Il valore del modello di Papa Francesco sta proprio nell’aprire un dibattito pubblico tra economia, etica e società.