Maxi blitz anticamorra,. interessato anche il beneventano
Maxi blitz anticamorra,. interessato anche il beneventano. Maxi-blitz anti-camorra dei carabinieri nella notte tra le province di Napoli, Benevento, Caserta e Milano. Sgominate le piazze di spaccio di Pomigliano d’Arco e Acerra.
Dalle prime ore del mattino, a Napoli, Benevento, Acerra (Na), Pomigliano d’Arco (Na), Castello di Cisterna (Na), Casamarciano (Na), Castel Volturno (Ce) e Liscate (Mi), i Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare.
Le indagini partite dall’arresto di Salvatore Calabria nel 2015
L’indagine, condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna sotto la direzione della D.D.A. di Napoli, era originariamente avviata a seguito della latitanza di Salvatore Calabria, esponente apicale del clan camorristico “De Sena” operante in Acerra.
Il quale, resosi irreperibile all’indomani della condanna all’ergastolo e dell’emissione nei suoi confronti della misura cautelare della custodia in carcere era, infine, tratto in arresto nel marzo del 2015;
Era infatti individuato a Roma, mentre si trovava seduto ad un tavolino di un bar, in possesso di una carta d’identità e di una tessera sanitaria contraffatte; nonché di 4 telefoni cellulari e altrettante schede sim fittiziamente intestate ad altre persone.
I cellulari intestati a extracomunitari
Come sovente avviene in tali tipi di attività investigative, la quasi totalità delle utenze telefoniche impiegate dagli indagati erano intestate a cittadini extracomunitari. Evidentemente al fine di eludere indagini che gli stessi ritenevano di poter subire a proprio carico da parte delle Forze dell’Ordine.
Tuttavia, gli incessanti accertamenti svolti hanno permesso di identificare gli effettivi utilizzatori dei telefoni monitorati, come nel caso, ad esempio, di uno dei fiancheggiatori di Calabria quando, in occasione dell’arresto di quest’ultimo da parte dei Carabinieri, era trovato in sua compagnia.
Finiva così la fuga del ricercato, il quale per diversi mesi si era sottratto alla cattura. Si era avvalso di persone di fiducia che gli avevano garantito supporto economico, logistico (disponibilità di alloggi); il mantenimento della propria rete di contatti (attraverso incontri e utilizzo di mezzi di comunicazione) e gli spostamenti necessari.
Le indagini, oltre a consentire di assicurare alla giustizia il latitante e di individuare le persone che avevano fornito supporto logistico ed economico, hanno permesso anche di disarticolare due distinte organizzazioni criminali dedite al traffico di cocaina e crack, attive principalmente nei comuni di Pomigliano d’Arco ed Acerra.
La droga chiamata “Pasta e cavoli”
Spesso i vari membri dell’organizzazione, dialogando con i propri acquirenti, utilizzavano termini criptici per indicare la sostanza stupefacente: “…vedi un momento questa pasta e cavolfiori com’è…era esagerata, bella, bella, bella, figurati che mi sono imballato sano sano…era di livello ottimissimo”.
L’associazione diretta da Ferretti ha dimostrato, per come emerso dalle attività, di essere ben radicata sul territorio; dotata di un vasto giro di clienti, di armi e con mire espansionistiche verso gli analoghi mercati della droga insistenti nei comuni limitrofi.
Era inoltre rilevata la rottura tra Salvatore Ferretti ed un suo sodale; ed il passaggio di quest’ultimo ad un’altra organizzazione, che permetteva di cristallizzare l’esistenza di una ulteriore piazza di spaccio attiva ad Acerra e diretta da Ciro Affinito, alias “nas e cane”.
Alla ricerca del “traditore”
Nelle fasi che avevano contraddistinto tale “spaccatura”, era emersa chiaramente anche una circostanza in cui Salvatore Ferretti, armato di kalashnikov si era messo alla ricerca del “traditore”; senza tuttavia riuscire a rintracciarlo.
Dalle intercettazioni telefoniche emergeva la frenesia delle ricerche: “Eh, ma…eh, mi ha mandato pure il fratello da me! Eeeeeeee….hai capito?”, “Vieni qua, dove! Devo acchiappare a questo davanti e mi deve fare pure qualche tarantella? Neee…vita mia?”.
Le attività di indagine hanno permesso di rilevare come Ciro Affinito gestisse un’organizzazione analoga a quella di Ferretti, operante, come detto, sul territorio di Acerra. Gli inquirenti hanno avuto modo di appurare come Affinito mantenesse i rapporti con diversi fornitori.
Questi gli garantivano la disponibilità di sostanza stupefacente del tipo cocaina, anche di ottima qualità. E gestisse un’incessante attività di rivendita di tale sostanza anche al di fuori del comune di Acerra e, attraverso pusher da lui stipendiati, godesse di rapporti con personaggi di spessore criminale di cui si serviva per il recupero dei crediti.